Sui conti del Sole 24Ore lo scontro in Confindustria

Il neo ad Del Torchio, pressato da Consob, vuole fare pulizia e se Boccia non è d'accordo è pronto a lasciare

Sui conti del Sole 24Ore lo scontro in Confindustria

Domani si alzerà il velo sui conti semestrali del gruppo Sole 24 Ore. E, alla vigilia, il rischio è quello di una clamorosa rottura tra il neo ad Gabriele Del Torchio e Vincenzo Boccia, il presidente di Confindustria che, da azionista di controllo del Sole, è il suo editore. La questione non è più o solo quella del brutto bilancio di un gruppo editoriale. Ma è diventata lo snodo su cui si gioca il futuro dell'associazione degli industriali, che ha nel Sole la sua unica impresa controllata direttamente e dunque ne riflette vizi e virtù nella sua immagine istituzionale e politica.

Il punto è che Del Torchio deve firmare la sua prima semestrale con il fiato sul collo della Consob (che ha chiesto una serie di informazioni e di tenere il massimo rigore nei conti) e, pur in lontananza, anche quello della procura di Milano (dove è stato depositato un esposto per falso in bilancio, market abuse e false comunicazioni sociali). Su questo sfondo il neo capo azienda ha fatto capire che intende fare la più profonda delle possibili pulizie di bilancio. Il che porterebbe secondo indiscrezioni a un rosso molto più alto dei 30 milioni di cui si era parlato, più verso i 45 milioni. Allo stesso tempo Del Torchio, anche alla luce di Consob e procura, pensa di proporre un'azione contro i precedenti amministratori: il presidente Benito Benedini e l'ad Donatella Treu (non è un caso che Benedini abbia pubblicamente fatto sapere di essere pronto a difendersi «davanti a chicchessia»). Di conseguenza sono ormai pessimi pure i rapporti tra Del Torchio e Roberto Napoletano, il direttore del 24 Ore nominato nella precedente gestione, ma passato ora dalla parte di Boccia.

Quest'ultimo, di fronte a numeri così disastrosi, non è per niente d'accordo. Così, alla sua prima grana confindustriale, si troverebbe di fronte a un problema che tutti i suoi predecessori sono riusciti a evitare: quello della ricapitalizzazione immediata e pure molto sostanziosa del gruppo. Con una perdita di questo tipo il patrimonio netto si ridurrebbe sulla carta in zona 40 milioni: dopo la quotazione in Borsa del 2007 erano 360. E la ricapitalizzazione non potrebbe essere inferiore ai 100-120 milioni, con la facile prospettiva dell'ingresso di soci dall'esterno: la strada della «privatizzazione». Diversamente, Boccia pensa che il Sole si possa salvare con un'iniezione inferiore di capitale da parte di Confindustria, il delisting e l'intervento delle banche.

La contrapposizione è forte anche perché Del Torchio non vuole rischiare problemi con Consob o procure. Quindi sarebbe pronto a dimettersi in caso di bocciatura della sua linea da parte del cda.

Mentre Boccia, si dice, sarebbe a sua volta pronto a revocare il cda che, peraltro, non ha nominato lui, ma il suo predecessore Giorgio Squinzi, tanto da nominarsi egli stesso alla presidenza. Ed essere, oggi, uno degli avversari dello stesso Boccia nella partita del Sole, nel quale sarebbe pronto a entrare come grande azionista.

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