Le 317 banche di credito cooperativo devono decidere entro giugno 2018 da che parte stare: con la holding romana Iccrea o con la Cassa Centrale trentina. Attorno alla nascita dei due poli aggreganti del sistema previsti dalla riforma delle Bcc si è già scatenata una guerra fra bande e una serrata campagna acquisti per reclutare il maggior numero possibile di future socie-controllate. Finora le adesioni hanno evidenziato un totale di 160 banche aderenti a Iccrea e 101 a Cassa Centrale che dovranno poi essere confermate dalla firma del patto di coesione.
Il principale gruppo del credito cooperativo e anima e motore di Iccrea è la Bcc di Roma ma l'ago della bilancia su cui vengono pesati i rapporti di forza delle future holding è la toscana ChiantiBanca. Sede legale a due passi da Siena, a Monteriggioni, 100mila clienti, quasi 27mila soci (una taglia simile a quella di una media Popolare), fino a maggio era presieduta da Lorenzo Bini Smaghi (ex membro del consiglio direttivo della Bce) che era stato indicato da Bankitalia quale traghettatore dell'istituto in acque più placide dopo il buco di bilancio da 90 milioni. Il banchiere è stato estromesso dall'assemblea del 14 maggio, la stessa che ha approvato comunque a larghissima maggioranza l'adesione alla Cassa trentina (gradita anche a Bini Smaghi). Dopo poco però il neopresidente Cristiano Iacopozzi ha aperto all'ipotesi di cambiare holding e nove soci hanno impugnato la delibera dell'assemblea di maggio. Altri sedici soci storici hanno quindi inviato a Iacopozzi una lettera contro chi vorrebbe rovesciare l'orientamento iniziale per accasarsi presso la romana Iccrea e hanno minacciato un'azione di responsabilità. Il cda di ChiantiBanca riunito lunedì ha così dato mandato a dei legali di studiare le ripercussioni di una possibile uscita dal gruppo CCB per approdare in Iccrea. La cassa trentina avrebbe già avvertito i toscani: in caso di dietrofront è pronta a una causa milionaria. Perchè questo cambio di rotta?
Secondo i 16 soci, scegliere Iccrea favorirebbe le altre Bcc toscane di Federcasse che avrebbero un concorrente in meno sul territorio e la Federazione toscana delle Bcc che continuerebbe a beneficiare della quota associativa a suo favore. Altri puntano il dito sui grovigli con la politica: il presidente della Federazione toscana è Matteo Spanò, fedelissimo dell'ex premier Matteo Renzi. Mentre un'altra delle grandi Bcc della regione, quella di Cambiano, è l'unica ad avere optato per la «way out», la possibilità di andare da sola trasformandosi in Spa. L'istituto è noto perché vi figura come dirigente Marco Lotti, padre dell'attuale ministro dello Sport, Luca, che è stato anche uno degli artefici della riforma delle banche di credito cooperativo.
Nel frattempo, si avvicina l'esame dell'Asset Quality Review, ovvero la revisione degli attivi, che verrà tenuto per la prima volta dalla Bce in primavera e non più dalla Bankitalia di Ignazio Visco. Le Bcc non sono immuni al virus delle sofferenze: la quota di crediti deteriorati sul totale degli impieghi del sistema cooperativo è del 19,9% contro un 17,7% dell'industria bancaria in generale.
La mia banca è differente», recitava il fortunato slogan
lanciato anni fa da uno spot delle banche di credito cooperativo che rivendicavano virtù «di vicinato» e solide tradizioni legate al territorio come antidoto agli scandali delle big. Ora è arrivato il momento di dimostrarlo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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