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"Tassi troppo alti, ora vanno abbassati"

L'ad Castagna: "Nell'arco di piano nessuna fusione con Mps. Ma pronti a sostenere Anima"

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Nel nuovo piano industriale del Banco Bpm ci saranno 4 miliardi destinati a remunerare gli azionisti, cinque volte quanto è stato fatto negli ultimi 4 anni. Inoltre, dal prossimo anno verrà introdotta la novità dell'acconto dividendo, con un pagamento ai soci di 1,3 miliardi di cui 750 milioni sul bilancio 2023. I profitti cumulati - tra il 2023 e il 2026 - arriveranno a circa 6 miliardi. Nel 2026, a fine piano, gli utili toccheranno 1,5 miliardi, da 1,2 di quest'anno. Tutto questo si farà con un piano in solitaria, senza Mps, che il mercato continua ad accostare all'istituto guidato da Giuseppe Castagna: «Non c'è alcuna possibilità» che Banco Bpm consideri una fusione nel nuovo Piano strategico, a partire da Mps, per il quale «non ci sono stati contatti con il governo» ha detto il banchiere, che ieri è stato bersagliato da una ridda di domande sull'argomento. E pazienza se questo potrebbe rendere Banco Bpm un possibile target per altri: «Ovviamente ci darebbe fastidio», ha detto Castagna, «perché pensiamo di valere molto di più» dell'attuale valore di Borsa. Secondo il capo dell'istituto la sua banca infatti dovrebbe capitalizzare «9-10 miliardi» mentre ora (ieri il titolo è cresciuto dell'1,3% a 5,09 euro) vale 7,7 miliardi.

Va segnalato che Castagna è stato assai più diretto di altri colleghi sull'attuale politica monetaria della Bce. A fronte di un'inflazione in calo, infatti, il capo dell'istituto pensa che l'attuale livello del costo del denaro sia troppo elevato. «Se si lasciano i tassi alti per troppo tempo l'economia ne risente e la domanda di mutui scende» ha osservato, «e la banca prospera solo se lo fa anche l'economia». A chi gli chiedeva quale potrebbe essere il livello verso il quale la Bce dovrebbe convergere, Castagna ha risposto «tra il 2 e il 3%, più spostato verso il 2%». Un discreto solco, se si considera che il tasso di riferimento Bce è al 4,5%. Il piano del Banco, del resto, mette in conto «due riduzioni di 25 punti l'anno, a partire dal secondo semestre del 2024». La strategia di Piazza Meda prevede perciò di agire sulla leva delle commissioni per sostituire la spinta, che andrà a diminuire, sul margine di interesse. «Dal prossimo anno, inizieremo a beneficiare dei risultati delle nostre fabbriche prodotto, in particolare quelle appena finalizzate». Si parla degli accordi con il Credit Agricole nel settore danni, con Iccrea e Fsi nella monetica, le assicurazioni vita internalizzate e la quota del 21% di Anima nel risparmio gestito. Per quest'ultima Bpm caldeggia un'espansione: «Ci piacerebbe molto una crescita di Anima e un consolidamento nel settore dell'asset management», ha affermato il banchiere, «vorremmo esportare il modello di Anima all'estero e se questo richiedesse investimenti, noi come principale azionista saremmo pronti a supportarli».

Il piano prevede che i costi aumenteranno di 100 milioni a 2,7 miliardi. Ci saranno inoltre 1.600 uscite incentivate e la chiusura di 100 filiali. In compenso saranno assunti 800 giovani, per un quarto specialisti tech. Il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, si augura che il piano sarà migliorato sul piano dell'occupazione «con un rapporto uno a uno tra uscite e assunzioni».

E auspica che «Banco Bpm resti autonoma ancora per molto tempo».

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