Lo scorporo della rete di Telecom Italia torna alla ribalta. Un tormentone mediatico ormai regolare come l’influenza o il caldo afoso del mese di luglio. Questa volta, però, il presidente esecutivo del gruppo Franco Bernabè, che è sempre stato tra i più strenui difensori dell’asset strategico di Telecom Italia, è stato più possibilista. Anche se dalle pagine del Sole il presidente spiega che non si tratta di un progetto, ma solo di uno studio, uno dei tanti elaborati da Telecom, per cercare di creare valore per la società. Tra questi c’è anche l’idea di quotare nuovamente Tim oppure di elaborare un nuovo sistema di fatturazione, solo online, che permetterebbe forti risparmi. Ma per creare valore il sistema più semplice è certamente la vendita dell’asset strategico, la rete. E infatti Bernabè non nega l’allettante ipotesi, che porterebbe nelle casse della società diversi miliardi di euro, e che ieri aveva spinto in mattinata il titolo Telecom a guadagnare in Borsa ben il 2%.
Ma la puntualizzazione è d’obbligo e, dunque, per il momento, non ci sarebbero le condizioni regolamentari adatte. In realtà l’idea di Telecom sullo scorporo rasenta l’impossibile. Per la società, infatti, sarebbe certamente molto interessante vendere il 49% della sua rete in rame mantenendo comunque la maggioranza. La cessione avrebbe due effetti positivi: quella di generare capitali da investire nella rete di nuova generazione, quella in fibra, e anche di poter aspirare a un quadro regolatorio più leggero. Telecom, in questo modo, potrebbe investire di più sulla rete in fibra e avere regole meno stringenti per l’accesso alla stessa, ossia più da Olo, operatore concorrente, che da ex monopolista.
Ieri comunque anche Mediobanca, che è tra i soci Telco insieme a Telefonica, Generali e Intesa, in una breve analisi finanziaria, ha notato il cambio di rotta possibilista di Bernabè sullo scorporo della rete. Secondo Mediobanca il valore complessivo della rete in rame sarebbe di 15 miliardi, ed è dunque ovvio che la ricaduta sul valore delle azioni sarebbe, nel breve periodo, più che positiva. Mediobanca, però, mette in guardia sui rischi dell’operazione, anche perché è proprio la rete a essere il garante dell’alto debito (circa 30 miliardi) che Telecom ha accumulato negli anni. E, dunque, una cessione porterebbe a un ribasso del rating da parte delle agenzie preposte.
Al momento, comunque, i giochi sulla rete sono fermi. Lo ha ribadito anche l’ad Marco Patuano ieri nel corso della presentazione dell’accordo con Microsoft per i servizi di cloud computing dedicati alla piccole e medie imprese. «In questo momento è un’analisi più di fattibilità teorica che concreta - ha spiegato Patuano -: oggi non si vedono le condizioni perché accada».
L’intesa con Microsoft, firmata dall’ad della filiale italiana del gigante del software Pietro Scott Jovane, prevede la selezione di una rete di esperti informatici specializzati nelle tecnologie Microsoft e nelle soluzioni cloud di Telecom. Che con i servizi forniti dalla sua «nuvola virtuale» Impresa Semplice fattura già 100 milioni.
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