La guerra a Telefonica di Marco Fossati, patron di Findim, società che detiene il 5% del capitale di Telecom, riaccende l'interesse sui titoli della società telefonica: ieri in Borsa +3,4%. Fossati non è solo nella battaglia contro Telefonica.
Dalla parte dell'imprenditore milanese residente in Svizzera ci sono, oltre ai piccoli soci di Asati con lo 0,8%, alcuni grandi fondi comuni di investimento.
Secondo il presidente Asati, Franco Lombardi, l'assemblea degli azionisti che potrebbe far decadere il cda eletto da Telco potrebbe svolgersi a breve: tra il 10 e il 15 di dicembre. Asati sta chiamando le truppe a raccolta. E in poco meno di una settimana ha raddoppiato le deleghe in portafoglio. La parte del leone comunque, alla prossima assemblea, la faranno i fondi con in testa Blackrock, che ha oltre il 5%, e Ubs che ha oltrepassato il 2%. Del resto la quota di capitale Telecom in mano agli investitori istituzionali (oltre ai fondi, anche banche e fondi pensione internazionali) è importante. Al 30 giugno gli istituzionali italiani avevano il 4,8% mentre quelli esteri arrivavano addirittura al 46,9%. I fondi potrebbero presentarsi in assemblea con una quota maggiore rispetto al 22% stimato, dato che, ormai da parecchi giorni, il volume di azioni Telecom scambiate in Borsa è notevole. E molti gestori sono dalla parte di Fossati contro la vendita delle quote Telco a Telefonica.
L'operazione vendere le quote della holding che controlla con il 22,4% di Telecom agli spagnoli a un euro, un prezzo molto più alto rispetto ai corsi di Borsa, ai fondi non è piaciuta. Come del resto a Fossati, che ha chiesto la convocazione dell'assemblea per sconfessare il cda eletto, congela anche le aspettative per la nomina di un nuovo presidente e per l'approvazione del nuovo piano industriale che dovrebbe essere presentato al consiglio di amministrazione previsto per il 7 novembre prossimo. E crea ovviamente anche notevoli dubbi tra i soci Telco (Generali, Mediobanca e Intesa) che pensavano di aver trovato una soluzione definitiva per sbarazzarsi del loro investimento in Telecom. «Avevamo trovato una soluzione - ha detto il presidente di Intesa Giovanni Bazoli- ora però non sappiamo cosa accadrà».
Bazoli ha anche spiegato che la soluzione Telefonica «che permette di non dover fare altri ammortamenti ci vede però accusati di non seguire gli interessi del Paese». Il presidente comunque è sincero e non nega che l'accordo trovato «corrisponde agli interessi di Intesa, di Mediobanca e di Generali che dei partner italiani era il più importante».
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