Telecom, investimento senza ritorno

Fossati è solo l'ultimo di una serie di azionisti delusi. Prima di lui Benetton e Tronchetti. E ora tocca ai soci Telco

Telecom Italia non perdona. Finora solo i capitani coraggiosi guidati da Roberto Colaninno ed Emilio Gnutti sono riusciti a guadagnare dall'investimento nella società di tlc, portando a casa dalla cessione del 2001 a Olimpia (partecipata da Pirelli di Marco Tronchetti Provera e da Sintonia, la finanziaria della famiglia Benetton) una plusvalenza intorno a 1,5 miliardi, almeno secondo le cronache dell'epoca.

Per tutti gli altri azionisti di peso che si sono succeduti nel tempo in Telecom, l'investimento ha invece spesso rappresentato un bagno di sangue. A iniziare dalla holding dei Benetton che ha vissuto una doppia avventura nel gruppo, a fianco di Pirelli fino alla primavera del 2007 e poi, fino al 2009, in Telco insieme ai soci istituzionali fortemente voluti da Roma a salvaguardia dell'italianità del colosso tlc. Il salasso per Ponzano Veneto si sarebbe attestato, secondo le ricostruzioni, intorno a 1,8 miliardi. Meglio ha fatto a questo punto Tronchetti Provera, per cui l'uscita dalla società nel 2007 ha rappresentato il vero punto di svolta. Certo, la bolletta è stata salata (si parla di una cifra intorno a 3 miliardi) e la decisione sofferta (le azioni in capo a Olimpia sono state cedute a 2,82 euro l'una, rispetto ai 4,175 euro pagati per le stesse azioni ai Capitani coraggiosi), ma considerando poi il collasso delle quotazioni del titolo, si è rivelata strategica. Ieri infatti Telecom ha chiuso a 0,98 (-3,5%). Senza considerare poi che Olimpia dovrebbe aver incassato nel periodo all'incirca 1,5 miliardi di euro di dividendi con cui consolarsi.

L'ultima vittima, in ordine di tempo, è la Findim di Marco Fossati. La holding, entrata nel gruppo di tlc piena di speranze sette anni fa con il 5% del capitale e un investimento stimato intorno a 1,35 miliardi (pari a un costo di carico per titolo inizialmente di 2 euro), si è alla fine arresa e ha imboccato l'uscita, nonostante le perdite accumulate, visto che sul mercato Telecom vale la metà rispetto al valore di carico dell'investimento iniziale di Findim. Dopo aver svalutato anno dopo anno il proprio investimento, la holding ha venduto il 3% del gruppo tlc con una minusvalenza di 68 milioni. E non è finita: se Findim decidesse di vendere oggi l'ulteriore 1,98%, registrerebbe un'ulteriore perdita visto che i titoli sono ancora in carico a bilancio a 1,19 euro. Ma la holding dei Fossati può comunque consolarsi. La finanziaria, infatti, in questi anni, dovrebbe aver incassato all'incirca 200 milioni di dividendi.

Peggio andrà ai soci in uscita da Telco (a cui fa capo il 22,4% del capitale), da mesi in febbrile attesa dei necessari via libera da parte delle autorità di vigilanza, per poter procedere con la scissione del veicolo e dare l'addio definitivo al gruppo tlc. Dal 2007 a oggi la quota di Telecom in capo Telco si è svalutata sul mercato di quasi 5 miliardi (anche se i valori di carico sono ancora superiori alle quotazioni di Borsa). Non solo.

Oltre alle mere svalutazioni dei singoli titoli tlc, Telefonica, Mediobanca, Intesa Sanpaolo e Generali si sono fatte carico nel corso degli anni di ben due aumenti di capitale di Telco senza peraltro mai essere remunerati dalla finanziaria e con la prossima scissione dovranno poi spartirsi debiti e perdite rimanenti.

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