Seduta ultra volatile per Telecom Italia che ha chiuso in forte calo, -6,4% ma, nonostante tutto, è andata praticamente pari rispetto alle quotazioni di venerdi scorso.
A influire sul titolo sono diversi fattori di incertezza, primo fra tutti un paventato aumento di capitale, che il comunicato diffuso in serata dalla società in serata, all'insegna della prudenza, non conferma ma neppure smentisce seccamente.
Alla finestra torna dunque lo spauracchio dell'aumento, che l'ex presidente Franco Bernabè voleva fortissimamente e che, secondo Bloomberg, potrebbe essere tra 1,5 e 2 miliardi. Un aumento che però nessuno tra i soci Telco e dunque Telefonica, Generali, Intesa e Mediobanca parrebbe disposto a sottoscrivere. E che, oltretutto, è pure un po' basso se fosse considerato come soluzione principe per risolvere il nodo dell'alto debito e dei margini in calo in Italia senza vendere le attività in Sud America.
Insomma il pasticcio Telecom si infittisce in una ridda di voci, tanto che la società ha affermato di non voler commentare quelle che considera «mere indiscrezioni di stampa». Prima della notizia su un possibile aumento di capitale comunque la giornata borsistica del titolo era già cominciata male. Altre indiscrezioni davano infatti per annullato il dividendo annuale. I 600 milioni che dovrebbero essere versati ai soci prenderebbero infatti la via del rilancio degli investimenti nella rete in fibra ottica. Così Equita ha suggerito di portare le posizioni in Telecom dalle ordinarie alle risparmio, che hanno la cedola garantita.
E poi c'è la contesa tra Marco Fossati, socio con il 5% di Telecom Italia, ed il primo socio, la holding Telco che ha il 22,4%. La possibile battaglia in assemblea era stata nei giorni scorsi uno dei motivi della repentina salita del titolo in Borsa. Ma per qualcuno riuscire a riunire le deleghe per contrastare Telefonica in circa 40 giorni (tanti ne passerebbero per la convocazione dell'assemblea) sarebbe davvero molto difficile. Fossati dovrebbe infatti riunire intorno al suo progetto almeno il 20% degli investitori istituzionali per giocarsi la partita con Telefonica-Telco, che possiede il 22,4%, e riuscire ad eleggere così i suoi consiglieri nel corso dell'assemblea. Tra i nodi da sciogliere c'è anche quello dello scorporo della rete.
E se Cdp continua a ribadire che «se Telecom riesce ad investire da sola nella rete a fibra ottica lei è ben felice di restare alla finestra», il presidente del consiglio Enrico Letta ha spiegato che c'è una discussione in corso e solo dopo saranno annunciate le decisioni.