Economia

Telecom, sul nodo della rete si decide entro il 30 maggio

Tre ore di cda per non decidere, in pratica, nulla. Ieri il consiglio di Telecom Italia ha solo «proseguito l'esame del percorso operativo di fattibilità» dell'operazione di scorporo della rete. Che certamente si farà, ma la decisione definitiva è stata spostata in un prossimo cda previsto il 30 maggio. La rete dovrebbe finire, secondo indiscrezioni, in una società ad hoc ma controllata al 100% da Telecom. Nella società della rete non dovrebbero entrare, in prima battuta, nuovi soci. Anche perché Telecom per la rete chiede molto: 14 miliardi di euro. Per la Cassa Depositi e Prestiti invece varrebbe un po' meno, tra i 7 e i 10 miliardi. L'arrivo di Cdp dovrebbe dare un po' di ossigeno alla società dato che la sictuazione non è semplice.
Secondo gli esperti infatti il settore delle tlc in Europa, complice la liberalizzazione, è troppo «popolato» e dunque, come già accaduto negli Stati Uniti dove ormai le società di telecomunicazioni fisse e mobili sono solo quattro, anche nel vecchio continente serve un consolidamento. Ci sta pensando anche Telecom che sta trattando con i cinesi di Hutchison Whampoa per una fusione con «3». Ma certo lo scorporo della rete, considerato un asset strategico, è il primo passo da fare. Secondo Asati, l'associazione dei piccoli azionisti che caldeggia l'operazione, lo scorporo garantirebbe inoltre a Telecom la possibilità di avere tariffe «libere», soprattutto per i servizi a banda ultralarga su rete Ngn in fibra ottica, e non regolmentate dall'Authority. Asati ha chiesto anche «un aumento di capitale su Telecom stessa, riservato alla Cdp per favorire la sua entrata nel capitale della società di rete». Di ieri è anche il taglio del rating da parte di Standard & Poor's. Telecom è così passata da BBB a -BBB, l'ultimo gradino prima del livello junk (spazzatura). L'agenzia americana prevede un «continuo declino» del margine lordo, nell'anno fiscale in corso, a causa della competizione sui prezzi nel mercato mobile domestico e del difficile contesto economico, rispetto al quale i risultati delle controllate sudamericane sono giudicati un «ammortizzatore insufficiente». Secondo S&P infatti il debito di Telecom è «troppo alto» mentre il profilo di rischio del business del gruppo è stato rivisto al ribasso da «forte» a «soddisfacente».

In Borsa nonostante la bufera generale il ribasso è stato contenuto: -1,6%.

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