Telecom, per Ubs ricapitalizzazione sempre più vicina

Battuta d'arresto per Telecom Italia dopo cinque sedute positive che avevano portato un rialzo del 16,5%. Ieri la società guidata da Franco Bernabè ha registrato un ribasso dello 0,09% a causa di un report di Ubs negativo che ha tagliato il target price da 0,45 a 0,34 euro. Il mercato non ha comunque tenuto in gran conto il giudizio, facendo risalire le azioni nel finale di giornata. Ubs, nel report intitolato «Telecom bloccata in un angolo», aveva scritto di considerare «i fondamentali della società semplicemente insostenibili, a causa del costante calo degli utili che sembra quindi strutturale». Gli analisti hanno anche bocciato alcune delle ipotesi che sono circolate nei giorni scorsi, come la cessione di Tim Brasil. L'operazione, è scritto, «darebbe un certo sollievo solo nel breve periodo», così come il progetto di vendita di una quota di minoranza della rete che, «in quanto non supportata da alcuna ratio industriale, potrebbe implicare una valutazione molto inferiore rispetto alle attese del mercato». Inoltre Ubs ritiene che un aumento di capitale da 5-7 miliardi «è possibile» nei prossimi 6-12 mesi e «sembra quasi inevitabile nel medio termine». Intanto, sul fronte dell'azionariato, sono previste grandi manovre a ridosso del cda previsto per il 19 settembre. Tra i soci Telco, infatti, Mediobanca è intenzionata a uscire utilizzando la finestra tra l'1 e il 28 settembre. Anche Generali, da parte sua, ha detto di voler valorizzare la quota, quando sarà più conveniente. Intesa Sanpaolo, infine, sarebbe propensa a un cambio di passo in Telecom. Tutto, dunque, sembra spingere verso un riassetto di ampia portata su Telco. Anche perché, secondo il mercato, Telefonica è al bivio tra comprare tutto o passare la mano.

E tra i possibili acquirenti si sono già fatti i nome del magnate messicano Carlos Slim e di At&t. Ieri Bernabè ha nuovamente ribadito la necessita di concentrazione degli operatori in Europa che, oggi, sono oltre 300.

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