Telecom, ultima proroga in Argentina

L'ad Patuano ha tempo fino al 24 ottobre per vendere a Fintech. Ben Ammar: «L'offerta di Trujillo? È Disneyland»

Alla fine, Telecom ha accetto l'ennesima proroga per la vendita dell'Argentina. Questa, però, sarà l'ultima. Il cda ha infatti dato mandato al management di contrattare un nuovo accordo la Fintech di David Martinez al fine di risolvere i problemi che derivano dalle mancate autorizzazioni da parte delle Autorithy locali delle tlc e della concorrenza. Per fare questo, l'ad di Telecom, Marco Patuano, avrà tempo fino al 24 ottobre. Poi la soluzione andrà trovata. In realtà, la colpa non è solo delle Authority argentine. Fintech, nel Paese ora travagliato da una pesante crisi economica, possiede il 40% di Cablevision, il primo operatore via cavo. E, dunque, per acquistare Telecom Argentina, deve trovare una soluzione per l'attuale partecipata, operazione non facile.

Per questo la società ha elaborato un accordo di compromesso diverso dai rinvii continui, considerando che l'accordo di vendita è stato siglato il 13 novembre scorso, quasi un anno fa. Il gruppo guidato da Martinez, infatti, si è detto pronto a pagare tutto il corrispettivo, ovvero i 851 milioni di dollari circa non ancora versati (su 960 del prezzo di acquisizione), riservandosi due anni di tempo per risolvere le questioni con l'Authority. In caso di bocciatura, Telecom Argentina verrebbe riconsegnata a Telecom Italia, che restituirebbe i 960 milioni di dollari. Insomma, Fintech si tiene le mani libere, ma è ovvio che una simile soluzione sia difficilmente accettabile per Telecom che si ritroverebbe, tra due anni, con una società gestita da altri. Da registrate che uno dei principali azionisti, ossia Marco Fossati, di Findim, sarebbe contrario alla vendita dell'Argentina, come pure i piccoli azionisti di Asati. Inoltre, vista l'uscita di Telefonica dal capitale, non ci sono più problemi a mantenere la società all'interno del gruppo italiano. Ora tocca a Patuano cercare di uscire dall'impasse sudamericana. Del resto, anche la situazione in Brasile non è semplice: ieri, in proposito, è stato fatto il punto sul futuro di Tim Brasil.

Due le ipotesi: un'offerta di Oi, ossia il quarto operatore del Paese sudamericano, per Tim Brasil, o la fusione tra Oi e la controllata carioca di Telecom. Si sa che Oi non parteciperà all'asta frequenze per il 4G. E questo, secondo gli analisti, significa che le strade tra Tim Brasil, che invece è iscritta alla gara, e Oi, sono destinate a convergere. E sul tema del consolidamento in Brasile, Patuano ha tenuto una lezione ai consiglieri prima del cda. A questi ultimi è stato anche presentato il nuovo direttore strategie di Telecom, Mario di Mauro, che ha preso il posto di Oscar Cicchetti. Quanto alle offerte, vere o presunte, da 7,5 miliardi per l'ex monopolista, il consigliere Tarak Ben Ammar ha le idee chiare. «Quella attribuita al manager Sol Trujillo è una proposta che viene da Disneyland: non ne sappiamo niente, non lo conosciamo, non ci ha contattato. Non so cos'è il progetto “Adriano”. Certo è che Telecom Italia è una bella signora che tutti amano, ben venga chi porta soldi, ma non è in vendita». Ma se l'offerta fosse buona e se si riuscisse a sistemare la vicenda della rete, le cose cambierebbero. In corsa potrebbe tornare anche Naguib Sawiris che aveva messo sul piatto circa 3 miliardi un paio di anni fa per entrare nel capitale, quando al comando del gruppo era Franco Bernabé. L'offerta, però, non venne presa in considerazione dal cda. Eppure quel denaro poteva servire per acquisire proprio Gvt, battendo Telefonica.

In realtà, erano proprio gli spagnoli, al tempo azionisti di maggioranza in Telco, a frenare qualunque operazione di crescita in Sud America per Telecom Italia. Ora le cose sono cambiate: Telecom è una public company e il fatto di essere contendibile ieri ha fatto salire il titolo dell'1,86 per cento.

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