C'era una volta la Cina del laissez faire che salutava la nascita di giganti tecnologici, degne controparti di quelli americani. E c'è la nuova Cina di Xi Jinping, che da tempo ha varato un giro di vite alle sue imprese tecnologiche colpevoli di essere diventate troppo grandi e potenti. Lo slancio dirigista dello Stato-partito ha generato vari effetti. Da ultimo, secondo quanto riporta un'indiscrezione di Reuters, la decisione di Tencent che vorrebbe vendere la sua partecipazione del 17% in Meituan, colosso cinese della consegna di cibo a domicilio.
Tencent, che è il gigante tech che ha lanciato il Whatsapp cinese, WeChat, con la cessione andrebbe all'incasso per 24,3 miliardi di dollari. Sarebbe la monetizzazione di investimento fatto otto anni fa in Dianping, rivale che un anno dopo si è fusa con Meituan per dare vita all'attuale società. E tra l'altro, Tencent ha già ridotto il suo portafoglio di partecipazioni (non di controllo) a un valore di 89 miliardi a fine marzo, dai 201 miliardi dello stesso periodo dell'anno precedente.
La vera ragione della possibile dismissione della quota, in realtà, sarebbe la necessità di compiacere il regime di Pechino, che dalla fine del 2020 ha iniziato una politica repressiva contro i suoi colossi tecnologici. Basti pensare al blocco della quotazione da 37 miliardi di dollari di Ant Group, il braccio fintech dell'impero di Alibaba e di Jack Ma, purgato e fatto sparire dalle scene nei mesi successivi.
In seguito la mano pesante si è abbattuta su altre società, come l'Uber cinese, Didi Group, che è finito nel mirino delle autorità cinesi dopo la quotazione a Wall Street. A seguito di un'indagine dell'autorità cinese per la sicurezza informatica, a Didi è stata inflitta una multa da 1,2 miliardi di dollari per aver attentato alla sicurezza dei dati degli utenti cinesi.
La stessa Tencent, che è anche un'importante casa sviluppatrice di videogiochi, si era scontrata con la stretta governativa che limitava a tre le ore massime di gioco per i ragazzi con meno di 18 anni.
E proprio ieri, Pechino ha reso noto di aver ottenuto dalla stessa Tencent, Alibaba e ByteDance (l'azienda di TikTok) i dettagli dei loro algoritmi, di fatto la base del funzionamento delle loro applicazioni. Un passo sintomatico del tentativo delle autorità cinesi di controllarle più da vicino, limitandone il potere. In base a un complesso di norme diffuso a marzo, le aziende sono tenute a verificare con l'autorità di regolamentazione la conformità dei loro algoritmi e fornire dettagli tecnici. E proprio venerdì scorso l'amministrazione cinese del cyberspazio ha pubblicato per la prima volta un elenco che descrive come i giganti della tecnologia utilizzano gli algoritmi.
Dopo la notizia della possibile vendita da parte di Tencent della sua quota in Meituan, il titolo di quest'ultima ha perso oltre il 9% a Hong Kong.
Mentre quello di Tencent si è ripreso dopo un'iniziale perdita del 2 per cento. La stessa società, secondo Refinitiv, dovrebbe chiudere il trimestre con fatturato di 19,5 miliardi di dollari, in calo del 4% su base annua.
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