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La scomparsa, i colpi alle tempie, la ragazza scampata al sequestro: "Cerchiamo la verità su Romina"

Il cold case di Romina Del Gaudio, 19enne napoletana scomparsa ad Aversa e trovata massacrata in un bosco a pochi chilometri. La criminologa: “Attendiamo sviluppi dalle indagini”

Screen "Chi l'ha visto?"
Screen "Chi l'ha visto?"

Una scomparsa e poi la scoperta di un omicidio. Continua a destare indignazione, a decenni dall’avvenimento, il presunto femminicidio di Romina Del Gaudio, 19enne del Vomero, quartiere di Napoli. Si parla di presunto femminicidio per una ragione: non è stato trovato un responsabile, ma il suo omicidio è con tutta probabilità a sfondo sessuale. Tuttavia, nonostante molto tempo sia trascorso, c’è chi continua a chiedere verità.

La scomparsa di Romina Del Gaudio

Romina Del Gaudio ha 19 anni e vive con la madre Grazia al Vomero, uno dei quartieri più belli di Napoli. È una giovane molto responsabile e appena terminati gli studi decide di andare a lavorare, per contribuire al menage famigliare. È in questo punto che il teatro della vicenda si sposta, di circa una quarantina di chilometri, in provincia di Caserta.

“Romina Del Gaudio era una ragazza semplice e responsabile. Era stata abbandonata dal padre, che era andato a vivere in Germania, in età infantile e viveva con la madre, che faceva la sarta per sbarcare il lunario. Era una ragazza solare, allegra, cantava, aveva un bel giro di amicizie, era fidanzata all’epoca dei fatti. Viveva una vita normale. Aveva ambizioni per il futuro come tutte le ragazze della sua età, ma sono state stroncate da quel quel giorno in cui è stata brutalmente massacrata e gettata nel bosco”, racconta a IlGiornale la criminologa Luisa D’Aniello, che assiste i famigliari della giovane.

Il lavoro di Romina è vendere schede telefoniche porta a porta: si reca negli esercizi commerciali e propone contratti con un gestore telefonico. Questo lavoro la conduce a spostarsi, il 4 giugno 2004, ad Aversa, città normanna appunto in provincia di Caserta e sede di un ex Opg, prima manicomio, poi ospedale psichiatrico giudiziario, oggi bene culturale da tutelare. È questo un dettaglio tangente alla storia ma c’è, sullo sfondo: quella mattina il giro di Romina Del Gaudio avviene nell’isolato dell’ex Opg, un giro circolare, che si conclude intorno alle 13 nell’emporio di un macellaio che testimonia di averla vista, di averci parlato per l’acquisto di una sim con contratto.

Poi più nulla: alle 13 i colleghi, che si sono suddivisi le zone d’azione, hanno appuntamento per il pranzo insieme, ma Del Gaudio non si presenta. I colleghi chiamano la madre, ma non sa nulla. Da questo momento e per 47 giorni, la 19enne è una persona scomparsa. Per la madre, defunta, lo sarà per tutto il resto della propria vita.

Il ritrovamento del corpo

È l’estate del 2004: Romina Del Gaudio è scomparsa da 47 giorni, quando i suoi resti vengono ritrovati a Carditello, in un’area oggi di pregio, che comprende la reggia e un boschetto. Ma nel 2004 non era così. Nonostante le campagne intorno siano affollate di persone impiegate nell’agricoltura e l’allevamento - siamo nella cosiddetta Campania Felix, provincia di Terra di Lavoro, dove il settore primario è fondamentale - la reggia e il boschetto di Carditello nei primi anni 2000 sono in stato di abbandono.

“Il bosco di Carditello era all’epoca un luogo in stato di abbandono, oltre a essere un ritrovo di soggetti dediti alla microcriminalità comune - rincara D’Aniello - È plausibile che alcuni oggetti rinvenuti sulla scena del crimine siano stati trovati in maniera casuale, ma dobbiamo sottolineare che, quando si fa un sopralluogo, non si decide arbitrariamente se un oggetto è casuale o può avere attinenza con la scena del crimine stessa: deve essere repertato e poi si fa una valutazione successiva. Tutto questo non avvenne”.

Proprio nel boschetto ci sono i poveri resti di Romina Del Gaudio. È stata accoltellata alla schiena, poi contro di lei sono stati esplosi due colpi di pistola .22, anche se i bossoli non sono mai stati ritrovati. Come pure non sono stati ritrovati oggetti appartenenti alla 19enne: la sua borsa, il cellulare, le chiavi di casa e le mutandine. Su un ramo ci sono delle altre mutandine tagliate, ma la famiglia non le riconosce come appartenenti alla scomparsa.

“Quando fu scoperto il cadavere di Romina nel bosco, la mamma pensò fermamente che non si trattasse del corpo della figlia: pensava che fosse il corpo di un'altra persona per il fatto che il cadavere fosse stato in qualche misura ‘scheletrizzato’ e mangiato degli animali e poiché i capelli erano misti a fango e sangue - Romina fu colpita con proiettili alle tempie - e la dentatura non era completa. Il corpo probabilmente era stato azzannato dagli animali, e potrebbe essere la ragione per cui alcuni denti siano andati persi nell’azione violenta da parte della fauna selvatica del luogo. All’epoca fu riesumato il cadavere, ma poiché dal pm non fu consentito che fosse riesumato a spese dello Stato, la famiglia provvide alla riesumazione e agli esami del Dna, che confermarono si trattasse di Romina Del Gaudio. Attualmente non è stata fatta nessuna richiesta di riesumazione”, spiega la criminologa.

Lustri di interrogativi irrisolti

Mamma Grazia non avrebbe mai riconosciuto infatti neppure il corpo come appartenente a sua figlia. Con lei gli altri famigliari, almeno in un primo momento: venne spiegato che il corpo della 19enne, esposto agli agenti atmosferici e alla fauna locale, avrebbe subito numerosi trasformazioni. Grazia però non andò neppure al funerale: quella, per lei, non era la figlia.

Tuttavia anche gli altri parenti hanno sollevato interrogativi. Come lo zio Gino Gallo, che a seguito di un sopralluogo con un carabiniere sulla scena del crimine trovò un osso, che un amico medico riconobbe come umano: a ogni buon conto lo zio lo fece aggiungere ai resti di Romina durante l’inumazione.

Nel 2010 il gip ha riconsiderato i numerosi interrogativi irrisolti delle prime indagini. Per esempio, sebbene siano state esaminate le celle telefoniche agganciate nel periodo di riferimento al boschetto di Carditello, dagli elenchi sono state escluse le aziende e le utenze con nomi falsi. Inoltre agli utenti privati i cui telefoni si erano agganciati a quelle celle non è mai stato chiesto il test del Dna. Il caso fu poi archiviato.

“Le indagini sono state aperte nel 2019. All’epoca fu consegnata una relazione redatta da me e dall’investigatore Giacomo Morandi, per poter riaprire le indagini. Si chiese al pm tutta una serie di attività che, attualmente, non sappiamo se sono state svolte. Chiaramente, perché il caso sul caso c'è ancora il segreto istruttorio. Attendiamo che si possa comprendere se questo caso esiterà in un prosieguo dell'indagine oppure se ci sarà un’archiviazione”.

C’è poi una coincidenza insolita: sulla scena del crimine era stata trovata la tessera di una piscina di Parete, cittadina vicina ad Aversa e ultimo comune della provincia di Caserta, prima che inizi il territorio della provincia di Napoli. Il possessore di quella vecchia tessera è stato contattato dall’inviato di “Chi l’ha visto?” Giuseppe Pizzo, e si è detto estraneo a persone e luoghi che caratterizzano questa vicenda. La circostanza bizzarra è però nel dove: sempre a Parete, il giorno prima della scomparsa di Romina Del Gaudio, c’è stato il tentativo di rapimento di una giovane, sventato dall’intervento di un dentista locale.

“Ci sono dei verbali depositati e la ragazza è stata sentita dagli inquirenti. In questi casi non si può negare l’esistenza di una coincidenza, considerato che questa ragazza ha subito un tentato sequestro, non sappiamo con quali finalità, e ha sempre sostenuto di non conoscere gli uomini che quel giorno hanno cercato di portarla via.

Il dentista che la salvò dall’aggressione successivamente ha affermato che uno dei due uomini, nella tasca avesse probabilmente una pistola. Potrebbe essere una coincidenza, ma se tutto questo fosse stato approfondito con dovizia di particolari, la coincidenza avrebbe potuto essere confermata o smentita”, conclude D’Aniello.

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