Piacciono le joint venture con Google per il cloud e i data center e con Santander per il credito al consumo presentate dall'ad di Tim, Luigi Gubitosi. Il titolo si è così rivitalizzato in Borsa, chiudendo a +1,17%, comunque ben al di sotto del +3,5% fatto segnare nel corso della seduta. Neppure il buy degli analisti di Equita è bastato a mettere il turbo alle quotazioni della società, a causa dei conti presentati che hanno nuovamente sottolineato un trimestre debole in Italia, mercato di riferimento della società, con fatturato in calo.
Per tamponare l'emorragia di profitti sul business tradizionale, complici le tariffe fisso e mobile sempre più basse e competitive, Tim punta dunque a valorizzare i suoi asset. Gubitosi ha spiegato che l'accordo con Vodafone sulle torri, tramite la controllata Inwit, dovrebbe essere perfezionato entro la fine dell'anno con la convocazione dell'assemblea degli azionisti previo via libera Antitrust. Tim punta inoltre sui data center. Per valorizzarli, è stato spiegato nel corso di una conference call, sarà creata una newco in cui far confluire le 22 strutture e i servizi cloud nell'ambito di un accordo con Google in questo senso. La newco, successivamente, potrebbe aprire il proprio capitale a un investitore infrastrutturale e, non è escluso che, possa essere presa in considerazione anche una quotazione in Borsa sul modello di Inwit.
In ogni caso, Tim conserverà il controllo della newco che dovrebbe contribuire a nuovi ricavi per almeno 500 milioni già nel 2020, con l'obiettivo di arrivare a 1 miliardo nel 2024 e un ebitda, sempre nel 2024, superiore a 400 milioni, considerando che il mercato del cloud segna margini di crescita pari al 20% annuo.
Sullo sfondo resta in primo piano il dossier Open Fiber per la realizzazione della rete unica in fibra ottica, su cui, conferma Gubitosi, si sta lavorando per selezionare partner oltre a Cdp, dove è arrivato come presidente Giovanni Gorno Tempini.
La procedura dunque potrebbe subire una accelerazione e la scelta del partner finanziario potrebbe arrivare già a dicembre. Quanto alla joint venture con Santander per il credito al consumo si chiamerà «Tim Presto» e sarà controllata per il 51% dalla banca spagnola e per il 49% dalla società telefonica.
E poi ci sono i risparmi e la generazione di cassa. La società ha precisato di star proseguendo l'annunciato percorso di riduzione dell'indebitamento che, dopo il taglio di 1 miliardo nei primi nove mesi dell'anno, dovrà scendere di ulteriori 1,9 miliardi.
L'ad ha anche puntualizzato che al momento non c'è nessun progetto di conversione delle azioni di risparmio ed è per questo che non è stato discusso in cda. Non si esclude però che l'argomento possa tornare all'ordine del giorno in una delle prossime sedute. Quanto alla distribuzione del dividendo Gubitosi non ha dubbi «Spero che Tim torni a essere un'azienda normale che paga i dividendi».
Quanto al capitolo dei tagli al personale la questione è seria.«Entro il 2020 ci saranno cinquemila uscite per trasformare Tim in un'azienda più snella - ha detto l'ad - nel 2019 abbiamo già realizzato circa 1.700 uscite. Altre mille ci saranno entro la fine dell'anno».
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