
Filotto di bocciature su alcune modifiche allo Statuto per Tim, che tuttavia incassa dall'assemblea degli azionisti il via libera su tutte le questioni più rilevanti: dall'allargamento dell'oggetto sociale, al bilancio, fino alla politica di remunerazione. Il primo punto, infatti, è da considerare l'aspetto più importante per il futuro, dal momento che il gruppo guidato da Pietro Labriola (in foto) intende sprigionare al massimo le sinergie con Poste Italiane (che ha il 24,8% delle azioni dell'ex monopolista dallo scorso marzo). La missione del gruppo, adesso, si allargherà nell'articolo 3 anche a cybersecurity, cloud, IOT arrivando a spaziare a energia, gas, prodotti finanziari e assicurativi e lasciando la porta aperta ad ulteriori beni di consumo e servizi. Passa, ma fino a pochi mesi fa non era scontato quando ancora la francese Vivendi era primo azionista, il bilancio del 2024 e anche la politica di remunerazione che veniva bocciata da anni. A tal proposito, proprio l'ex primo socio francese con il suo rimanente 2,5%, avrebbe votato positivamente in assemblea, segno di come ormai il periodo dei conflitti è finito.
L'affluenza è stata scarsa (54,7%) e vi hanno partecipato oltre a Poste (24,8%) e Vivendi, uno zoccolo duro di investitori istituzionali come The Vanguard Group (2,3%), Norges Bank Investment Management (1,5%), Covalis Capital (1,5%), BlackRock (2%), Banca d'Italia (1,2%), Anima (0,7). Proprio gli istituzionali, che in larga parte votano su indicazione dei proxy advisor, sono stati decisivi nella parte straordinaria per gli ordini del giorno bocciati in merito ad alcune delle modifiche statutarie proposte. In particolare, sono finite sotto la tagliola la riduzione del numero massimo dei consiglieri da 19 a 15, oltre all'innalzamento dallo 0,5 all'1 della percentuale di possesso azionario per la legittimazione alla presentazione delle liste e alla modifica delle modalità e dei criteri di riparto tra le liste degli amministratori da eleggere. I proxy advisor su questi punti hanno visto in pericolo i diritti delle minoranze. Nonostante Tim sia l'unica blue-chip italiana con una quota di partecipazione alla presentazione delle liste inferiore a quella richiesta dalla Consob. Respinto anche il tentativo di rendere statutarie le assemblee degli azionisti a porte chiuse.
Intanto, nei giorni scorsi è emersa l'indiscrezione per la quale Tim, con Unicredit e Santander, sia al lavoro per le
cessione del credito da un miliardo emerso dalla causa per la restituzione del canone con lo Stato. La società avrebbe il vantaggio di incassare la cifra subito, con uno sconto del 4-5%, nonostante la causa rischi di allungarsi.