Il governo vuole accelerare sulla costituzione della società per la rete unica a banda ultralarga, ma le idee delle diverse componenti sul modo per raggiungere l'obiettivo non sono ancora chiare. Ieri fonti del governo hanno fatto baluginare un'ipotesi. Le interlocuzioni, viene riferito, «puntano ad arrivare entro il 31 agosto (data entro la quale Tim dovrà dare una risposta definitiva al fondo americano Kkr sull'ingresso al 38% in FiberCorp, la società della rete secondaria dalle centraline alle case) alla definizione di un quadro in cui l'infrastruttura della banda ultralarga abbia una governance indipendente e neutra tale da garantire una sana competizione e farne il perno del rilancio del Paese».
Il progetto allo studio del governo prevedrebbe la nascita di un nuovo operatore strettamente regolamentato, con un soggetto a controllo pubblico come secondo azionista rilevante dopo Tim, secondo quanto riportato da Reuters. Il piano, sostenuto dal ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, si fonda sull'integrazione tra FiberCorp (e probabilmente anche Flash Fiber, joint venture Tim-Fastweb per la rete Ftth), gli asset in fibra di Open Fiber (controllata pariteticamente da Cdp ed Enel). Il sodalizio potrebbe beneficiare dei contributi del Recovery Fund. È, inoltre, prevista la costituzione di un monitoring trustee, nominato dall'Authority tlc per vigilare su investimenti e concorrenza.
L'ad di Tim, Luigi Gubitosi, presentando la semestrale dopo lo stop imposto dal governo alla chiusura del deal con Kkr, aveva dichiarato di essere disponibile «verso tutti i concorrenti» e anche a «un potenziale accordo con Open Fiber» . Non bisogna, però, confondere la non ostilità con la disponibilità a privarsi di un asset strategico senza avere sul tavolo fatti e numeri. L'accordo deve essere soddisfacente per Tim: in cambio degli asset, perciò, deve avere la maggioranza della newco. Salvo interventi ex post della Cdp. Ed è su questo punto che nel governo non c'è intesa perché M5s e parte del Pd sono contrari a un ruolo dominante dell'ex monopolista. E anche Fdi crede nello Stato imprenditore valutando Open Fiber più della rete secondaria Tim
Enel, dopo la pubblicazione delle indiscrezioni, ha voluto però chiarire che sul tavolo non c'è nulla di concreto. La società guidata dall'ad Francesco Starace supporta «qualsiasi soluzione in grado di accelerare questo processo». Ma, per ora, Enel non ha avviato un processo di vendita sebbene abbia ricevuto «offerte non richieste da fondi».
Intanto Open Fiber ha chiuso proprio ieri l'incremento di 675 milioni del project financing di Bnp Paribas, Société
Générale e UniCredit che sale a 4,145 miliardi di euro complessivi. Aggiunto all'aumento di capitale fino a 450 milioni già approvato da Cdp ed Enel, porta a 7 miliardi gli investimenti. È chiaro che ora Open Fiber vale di più.
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