Economia

Tim si affida a Labriola, occhi al piano

L'ad scelto all'unanimità. Rossi tiene le deleghe sul dossier Kkr

Tim si affida a Labriola, occhi al piano

Nomina di un ad annunciato. Ieri il cda di Tim ha votato all'unanimità per Pietro Labriola, 54 anni e una lunga carriera nella società di tlc, dove era ad della controllata brasiliana, e di cui era stato nominato direttore generale lo scorso 26 novembre, prendendo il posto di Luigi Gubitosi. Non è un momento semplice per Tim a causa di tre profit warning sui conti 2021, che saranno presentati il 26 gennaio.

La nomina di Labriola era scontata, dato che il manager sta lavorando da tempo al nuovo piano industriale, già presentato in maniera informale, che il 2 marzo dovrebbe essere approvato. Nessuna novità invece sulla presidenza: resta in carica Salvatore Rossi, che mantiene la delega alla comunicazione per quanto relativo alla manifestazione d'interesse e dell'Opa di Kkr. Nei giorni scorsi alcune indiscrezioni avevano scommesso su un possibile avvicendamento con Massimo Sarmi.

Rossi ha espresso «grande soddisfazione» per la nomina di Labriola. Il neo ad ha invece precisato che «l'obiettivo è far esprimere all'intero gruppo il suo potenziale, valorizzando gli asset nell'interesse di tutti gli azionisti», a cui ha chiesto la massima coesione. Quanto al piano industriale, secondo indiscrezioni, l'idea di Labriola è di scindere Tim in due o più società, per estrarre il massimo valore da tutte le sue business unit. In attesa di sviluppi il titolo, complice un clima negativo in Borsa, ha sofferto ancora: -1,13% a 0,42 euro. Il mercato vede allontanarsi la possibilità che sia accolta l'Opa di Kkr (0,505 euro ad azione).

Ora bisognerà capire le mosse del fondo Usa che è sempre in attesa di un via libera alla due diligence che ha chiesto: il dossier dovrebbe essere esaminato a breve. Il piano di Labriola è gradito a Vivendi, che ha il 23,8% di Tim, che tramite la società di servizi potrebbe dar vita a una media company paneuropea grazie a Tim Vision. La società della rete invece dovrebbe confluire in Open Fiber, controllata da Cdp al 60% (la Cassa ha anche il 10% di Tim) ottenendo così il via libera del governo che sugli asset strategici detiene il golden power.

Le grandi manovre su Tim preoccupano i sindacati che incontreranno Labriola e Rossi il 25 gennaio.

Lo stesso giorno in cui l'operatore low cost Iliad, che ha già stravolto le tariffe della telefonia mobile entrerà anche sul mercato del fisso con tariffe, pare, intorno ai 15 euro al mese.

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