Tim, Vivendi in pressing su Gubitosi

Francesi agitati, ma Cdp è con il manager. La società: "Nessun negoziato su rete o asset"

Tim, Vivendi in pressing su Gubitosi

Nessuna decisione è emersa nella riunione fiume del cda straordinario di Tim di ieri. Ma l'amministratore delegato Luigi Gubitosi resta in bilico a causa del costo troppo elevato dei diritti del calcio nell'accordo con Dazn (340 milioni all'anno per tre anni) che non ha portato i risultati sperati a livello di abbonamenti, e della mancata realizzazione del progetto rete unica con Open Fiber.

La buona notizia di questi giorni è stato il via libera da parte dell'Antitrust Ue alla cessione del 50% di Open Fiber al fondo australiano Macquarie (40%) e a Cdp che, prendendo un ulteriore 10%, è diventato l'azionista di riferimento della società della rete in fibra. Mentre in Telecom ha il 10%. Da qui potrebbero riprendere le trattative per la rete unica con Tim. Ed è proprio su questo punto che Vivendi (primo socio di Tim) vuole pesare di più e probabilmente è poco propensa a cedere il controllo della rete come era trapelato nei giorni scorsi. Del resto quando Arnauld de Puyfontiane, ad di Vivendi e luogotenente del patron Vincent Bollorè, era presidente di Tim l'ipotesi di cessione del controllo è sempre stata accantonata.

Ieri comunque lo stringato comunicato rilasciato dalla società dopo la difficile riunione ha in parte commissariato l'operato dell'ad Gubitosi specificando che «non è in corso nessuna negoziazione sulla rete o su asset strategici». Insomma non sono in vista soldi freschi con la vendita parziale di Noovle o Sparkle come era stato detto da Gubitosi in conference call con gli analisti nel corso della presentazione dei brutti conti dei nove mesi. E dunque per nuovi investimenti che quest'anno, tra implementazione della rete in fibra, creazione di Noovle per il cloud e acquisto dei diritti per il calcio sono stati piuttosto pesanti, Tim dovrà farcela da sola. Il cda, recita ancora la nota, «ha definito il percorso per la preparazione e condivisione del Piano Strategico 2022-2024 da approvare a febbraio». È quello su cui sta lavorando Gubitosi, ma sul quale evidentemente i francesi vogliono pesare di più.

Nel mirino, inutile negarlo, c'è proprio Gubitosi che non ha però al momento intenzione di andarsene e che gode di appoggi sia tra i soci, sia in consiglio. Cassa Depositi e Prestiti - che ha il 10% e un solo consigliere contro i due di Vivendi con il 23,9%, ma che ovviamente è un socio importante avendo la maggioranza di Open Fiber - al momento sostiene l'ad.

Nei giorni scorsi sono circolati molti nomi per una possibile sostituzione tra cui alcuni interni come Stefano Siragusa, capo della rete o Pietro Labriola responsabile di Tim Brasil che nei giorni scorsi sarebbe stato visto a Roma. Poi c'è il dato dolente della Borsa.

Tim ieri ha chiuso in calo dell'1,75%. In tre mesi il titolo ha perso oltre il 15% a 0,32 euro ad azione. Vicino ai minimi di sempre. Una bella botta per Vivendi che ha in portafoglio la partecipazione a circa 1 euro e dunque perde circa 2 miliardi.

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