Eliminare l’Imu sulla prima casa non solo si può, ma farà anche bene all’economia. Lo dimostra l’esempio di Comuni come Assago, alle porte di Milano, o Tula ed Erula, in Sardegna. E lo sanno gli italiani: quando cresce il mercato immobiliare cresce l’intero Paese. « Quand le bâtiment va, tout va »: lo diceva Martin Nadaud, lo conferma la migliore letteratura economica.
La ragione è molto semplice: gli investimenti in edilizia hanno il più alto coefficiente di attivazione sull’economia. In parole povere, un euro di spesa nel settore si trasforma in un multiplo di maggior prodotto interno lordo.
D’altra parte, ce l’ha ricordato giovedì 13 settembre il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, avviando il suo terzo Quantitative Easing: investimenti nel settoreimmobiliarevoglionodirecrescita e occupazione. Esattamente il contrario di quanto sta avvenendo da 10 mesi a questa parte in Italia.
L’introduzione dell’Imu sulla prima casa da parte del governo Monti sta affossando l’economia: calo della produzione nelle costruzioni del 13,6% a maggio 2012 rispetto a maggio 2011; compravendite giù del 36% nei primi 3 mesi del 2012; ristrutturazioni, acquisti di mobili e acquistidielettrodomesticidimezzati rispetto a un anno fa; domanda di mutui ridotta del 44% in confronto ai primi 6 mesi del 2011; tassi più alti e minori importi concessi perché è diminuito il valore degli immobili messi a garanzia dei mutui (mediamente del 30%, con punte oltre il 50%).
Per questa ragione Prodi prima e Berlusconi poi avevano ridotto del 40% ed eliminato per l’ulteriore 60% l’Ici sull’abitazione principale. Motivi non solo di equità (l’80%degli italiani è proprietario della casa in cui abita), ma anche e soprattutto di incentivo alla crescita. Avere introdotto nel 2012 l’Imu sulla prima casa si configura come una vera e propria patrimoniale, che deprime i valori degli immobili e affossa i consumi. Non ne avevamo bisogno, in un momento di crisi come quello attuale. I costi, dunque, dell’operazione del governo Monti sono largamente superiori ai benefici di gettito. Proprio per questo eliminare l’Imu sull’abitazione principale diventa fondamentale, tanto più che la copertura necessaria è assolutamente sostenibile ( circa 3 miliardi), come finanziariamente sostenibile fu l’abolizione dell’Ici nel 2008. Senza alcun danno per i conti pubblici e per i governi locali.
Le risorse possono derivare da una strutturale riduzione del nostro debito pubblico, con relativo drastico ridimensionamento della spesa per interessi, attualmente superiori a 80 miliardi di euro all’anno.
Smettiamola dunque con i luoghi comuni, smettiamola con il terrorismo finanziario, smettiamola di farci del male in ossequio a malintese richieste dei mercati.
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