«Mere congetture» basate sulle «dichiarazioni fasulle» di un solo teste d'accusa: quest,o e non altro, per il difensore di Marco Tronchetti Provera c'è alla base del processo per ricettazione all'ex presidente di Telecom, arrivato ormai in dirittura d'arrivo. Il testimone che avrebbe mentito per incastrare Tronchetti è Giuliano Tavaroli, fino al 2005 capo della security di Telecom, travolto dall'indagine sui dossier illegali raccolti da hacker e investigatori ai suoi ordini. E che per uno solo della miriade di casi gestiti dalla sua struttura ha chiamato in causa Tronchetti: l'incursione nei computer della Kroll, la potente agenzia di investigazioni americana.
Per la «ricettazione» del dvd con i dati succhiati alla Kroll il procuratore aggiunto Alfredo Robledo ha chiesto la condanna di Tronchetti a due anni di carcere. Ieri la difesa di Tronchetti ha chiesto l'assoluzione con formula piena per non avere commesso il fatto. Secondo Rampioni l'unico dato accertato fu la riunione in cui Tavaroli sottopose ai vertici di Telecom e ai loro legali la pratica proveniente dal Brasile. Ma nulla dimostra che Tronchetti fosse al corrente dei metodi con cui la struttura di Tavaroli aveva acquisito i dati, e tantomeno che dalla riunione fosse emersa la decisione di far pervenire il dvd in busta anonima alla segretaria di Tronchetti.
Nel corso della scorsa udienza, l'imprenditore aveva fatto pervenire una memoria in cui spiegava la sua decisione di non presentarsi in aula con il clamore e le fughe di notizie che avevano accompagnato l'inchiesta. Ieri hanno parlato anche le parti civili: Telecom Italia ha chiesto di vedersi risarcire da Tronchetti 6 milioni di danni patrimoniali. Il processo è stato rinviato al 17 luglio per la sentenza.
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