Mossa a sorpresa di Marco Tronchetti Provera che coglie in contropiede il socio «contro» Malacalza: al maggiore azionista di Gpi il consiglio di amministrazione, a maggioranza, ha dato mandato di convocare l'assemblea della «cassaforte» per un aumento di capitale da 45 milioni. Ieri la querelle tra le due famiglie è approdata in cima alla catena di controllo della galassia Pirelli: Gpi, il Gruppo partecipazioni industriali che vede i due contendenti detenere la fetta più grossa delle azioni: Tronchetti Provera il 57,52% e i Malacalza il 30,94%. E visto che il malumore dei genovesi derivava dal «no» del consiglio di Camfin a varare un aumento di capitale a causa, secondo loro, della poca liquidità di Tronchetti Provera, la risposta a sorpresa del presidente è arrivata ieri in sede Gpi, spiazzando gli ormai nemici liguri. Tronchetti Provera ha dunque vinto un'importante partita. Come a dire: avete creato tutta questa baraonda perché il cda di Camfin ha votato per il bond convertibile e non per l'aumento di capitale? Ebbene, l'aumento lo faccio, ma a monte della catena di controllo (e sarà funzionale - come specifica una nota - al rimborso, in tutto o in parte, dell'attuale esposizione debitoria della società nei confronti delle banche, pari a circa 41 milioni e in scadenza a novembre).
Ma non è tutto. Il consiglio di Gpi, sempre alla luce delle polemiche dei giorni scorsi, «ha deliberato a maggioranza di conferire l'incarico, a un autorevole esperto, di formulare un parere pro veritate, a tutela della correttezza dell'agire della società, circa gli adempimenti che fanno capo a Gpi, con specifico riferimento all'ipotizzata operazione di emissione di un prestito obbligazionario convertibile in azioni Pirelli su cui ha deliberato il cda di Camfin il 10 agosto e che lo stesso ha confermato in data 29».
Il comunicato di Gpi è stato emesso su indicazione della Consob, interessando - a valle - società quotate: Camfin (ieri +2,55%) e Pirelli (-0,23%).
Non manca anche il giallo, visto che tra i «sì» alle proposte di Tronchetti Provera ci sarebbe anche quello di Mattia Malacalza, figlio di Vittorio e rappresentante della famiglia nel cda di Gpi, di cui è vicepresidente, mentre l'unico «no» sarebbe arrivato da uno degli altri due membri di parte genovese al seguito dell'imprenditore: Marco Caneva, direttore finanziario delle holding che fanno capo alla famiglia, e Gianpiero Succi, dello studio legale Erede Bonelli Pappalardo. Del resto, l'azzeramento del debito di Gpi e l'aumento di capitale previsto, vanno nella direzione di un rafforzamento patrimoniale della «cassaforte», particolare che i genovesi avrebbero apprezzato. Terminato il consiglio, Malacalza Jr si è intrattenuto a lungo con i legali dello studio Erede allo scopo di fare il punto della situazione.
Nulla è trapelato sulle valutazioni fatte nel summit.
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