Sono ore di tensione alla Bicocca. L'accordo di divorzio tra Marco Tronchetti Provera e i Malacalza, soci in Gpi e Camfin dal 2009 (e vincolati da patti di sindacato fino al prossimo 20 luglio) e da un anno in guerra aperta, sarebbe pronto con mutua soddisfazione dei due duellanti. Ma limature, ritocchi e nodi da sciogliere stanno impegnando gli avvocati più del previsto. E si preannuncia un'altra nottata di passione per le schiere di legali che stanno assistendo i due contendenti nella spinosa separazione. Ieri mattina, dopo le indiscrezioni del fine settimana, sia Camfin sia Pirelli sono state sospese dalle contrattazioni di Borsa. Per Piazza Affari il segnale non poteva essere più chiaro: la quadra tra i due ex alleati era stata trovata. E con la scissione a monte, in Gpi, sarebbe inevitabilmente arrivata anche l'Opa volta al delisting su Camfin. Ma la strada è in salita e sorprese ed eventuali strascichi legali potrebbero ancora essere dietro l'angolo.
Dopo un mese di indiscrezioni di stampa, la soluzione strenuamente voluta dall'imprenditore milanese per risolvere una situazione divenuta insostenibile, appare ormai delineata. Il divorzio dai soci genovesi dovrebbe avvenire in Gpi, la cassaforte a monte dell'intero universo della Bicocca controllata dalla Mtp Sapa al 54,9% e di cui gli azionisti genovesi hanno in mano il 30,9%. Le ripercussioni della separazione saranno prima di tutto sulla controllata Camfin (di cui Gpi ha il 42,6% del capitale). Sciogliendo Gpi a Tronchetti farà capo il 29,5% holding, mentre ai Malacalza il 25,5% (di cui il 12,1% detenuto direttamente). E in effetti uno degli scogli principali su cui le trattative si sono finora arenate, nonostante la mediazione delle banche, era stata la richiesta, da parte della famiglia genovese, di una partecipazione diretta nel gioiello di famiglia, Pirelli (indirettamente i Malacalza detengono all'incirca il 7% nel leader di pneumatici premium). Un'ipotesi su cui vi è sempre stata finora una chiusura totale da parte della Bicocca. Ma tutto ha un prezzo e sembra che nelle ultime ore l'ipotesi sia divenuta concreta rendendo così definitiva l'intesa e la pace. Una volta scissa Gpi, le partecipazioni detenute in Camfin da parte di Tronchetti Provera e di due soci storici dell'imprenditore milanese (la famiglia Acutis con l'8% della holding e Massimo Moratti al 2,5%) dovrebbero confluire in una newco che partirebbe con il 40% della holding. Poi Tronchetti si sarebbe già assicurato un altro 10% di Camfin attraverso contratti di opzione, ma ciò non trova alcuna conferma alla Bicocca. La newco aprirebbe poi le porte ad Intesa, Unicredit e a Clessidra in vista del lancio di un'offerta pubblica di acquisto su Camfin volta al delisting. L'opa, largamente preannunciata dalle indiscrezioni di Borsa dell'ultimo mese, sarà lanciata a un prezzo pari alla media tra il valore di conferimento delle partecipazioni in Camfin alla newco (ovviamente ancora un'incognita) e i prezzi di mercato (la media a sei mesi è pari a 0,74 euro per azione). Il riassetto a monte è visto peraltro come un passo preliminare alla riorganizzazione del gruppo. Equita non esclude conseguenze anche in Pirelli (di cui Camfin ha in mano il 26,1%) dove il patto (che controlla il 45,5% del capitale) è in scadenza il 15 aprile del 2014.
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