Uber scalda i motori verso Wall Street. La società di mobilità digitale, nota in Italia per un lungo contenzioso contro i taxisti, dovrebbe ricavare dal collocamento in Borsa circa 10 miliardi di dollari.
Una cifra che rende l'Ipo una delle maggiori degli ultimi tempi sul fronte della tecnologia, dopo quella del colosso cinese dell'e-commerce Alibaba nel 2014. La valutazione di Uber è compresa tra i 90 e i 100 miliardi di dollari, inferiore dunque ai 120 annunciati. A determinare il deprezzamento, la scarsa performance ottenuta dalla rivale Lyft. Più piccola, visto che opera solo negli Stati Uniti e in Canada, Lift aveva ottenuto il livello più alto di valutazione all'interno della forchetta, 24 miliardi di dollari. Così, con la quotazione in Borsa aveva raccolto 2,34 miliardi. Ma poi le preoccupazioni sulla redditività della startup sono aumentate, e così il prezzo delle azioni è sceso a 67 dollari, ben al di sotto dunque dei 72 del debutto.
Uber è però indubbiamente molto più grande e opera in oltre 70 paesi. Oltre alle auto, la sue attività comprendono il noleggio di biciclette e scooter, trasporto merci, consegna di cibo e anche una costosa divisione che svolge ricerca e sviluppo per mettere a punto un'auto a guida autonoma. Oggi dovrebbero essere resi noti i suoi conti e le strategie future, che potranno essere desunti dai documenti presentati alla Sec per conoscere così i dettagli del maxi-collocamento. Mentre il 29 aprile, l'ad Dara Khosrowshahi comincerà il road show che porterà alla quotazione prevista per i primi di maggio.
L'anno scorso Uber ha registrato un fatturato di 11,3 miliardi, mentre le prenotazioni lorde delle corse sono state pari a 50 miliardi. La società però è in perdita per 3,3 miliardi di dollari, escludendo i guadagni che provengono dalla vendita delle sue unità di business in Russia e nel Sud-Est asiatico. Nell'ultimo round di finanziamenti, con l'investimento di Toyota nel 2018, Uber era stata valutata 76 miliardi.
Dopo Lyft e Pinterest, si tratta della terza Ipo negli Usa per una società della gig economy. Le prossime saranno quelle di Slack, di Zoom Video e di Airbnb. Alla Borsa americana, nelle ultime tre settimane dodici società hanno raccolto oltre 5 miliardi, tre volte di più di quanto non sia stato incassato da 22 società nelle prime 11 settimane dell'anno, secondo Bloomberg.
Lunedì scorso Pinterest ha fissato una fascia di prezzo per la sua Ipo che la valorizza al di sotto dei 12 miliardi, cifra che la società di ricerca di immagini online aveva raggiunto nell'ultimo round di raccolta fondi privato nel 2017.
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