Ue, l'Austria avvisa l'Italia: ''Aiuti vanno restituiti''

Il ministro austriaco degli Affari europei: ''I soldi che stanno affluendo in Italia, Spagna e Francia dovranno essere restituiti''. E Kurz annuncia una controproposta rispetto al piano Merkel-Macron

Ue, l'Austria avvisa l'Italia: ''Aiuti vanno restituiti''

Nel cuore dell'Unione europea continua il braccio di ferro tra lo schieramento dei governi rigoristi e quello degli Stati favorevoli a una maggiore solidarietà tra Paesi membri. In merito agli strumenti messi sul tavolo da Bruxelles per risollevare l'economia continente, in ginocchio a causa della pandemia provocata dal Covid-19, l'Austria non ha alcuna intenzione di concedere aiuti a fondo perduto.

La posizione dell'Austria

Vienna è stata chiarissima e, per l'ennesima volta, ha ribadito la sua posizione per bocca del ministro austriaco degli Affari europei, Karoline Edtstadler. ''È chiaro che i soldi che stanno affluendo ora in Italia, Spagna e Francia per uscire dalla crisi causata dal coronavirus dovranno essere restituiti'', ha spiegato in un'intervista rilasciata al quotidiano Salzburger Nachrichten. Edtstadler ha aggiunto che "i fondi per la crisi siano erogati sotto forma di prestiti rimborsabili e non sovvenzioni".

Proprio riguardo la ''ricostruzione'' dell'economia Ue, il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ha annunciato una controproposta rispetto al piano Merkel-Macron che sarà presentata nei prossimi giorni. Oltre all'Austria, a presentare la proposta, anche Paesi Bassi, Svezia e Danimarca. Ovvero i famigerati quattro governi contrari al Recovery Fund dalla potenza di 500 miliardi di euro proposto dall'asse franco-tedesco.

La risposta di Conte

Con un intervento al sito Politico.eu, Giuseppe Conte ha risposto indirettamente alla sfida lanciata da Vienna. La mia "preoccupazione" – ha detto il premier italiano - è che "alcuni Paesi dell'Ue continuano a fare pressioni per un bilancio business-as-usual e un modesto Recovery fund, con una percentuale trascurabile di finanziamenti a fondo perduto. Sono fortemente convinto che la loro posizione rifletta l'incapacità di comprendere le sfide storiche che affrontiamo".

"Se permettiamo che le crisi per il coronavirus potenzi le divergenze economiche e sociali nell'Ue - ha proseguito Conte -, non solo non riusciremo a raggiungere gli obiettivi chiave che abbiamo esposto in documenti come il green deal della commissione e l'agenda strategica del consiglio europeo, ma alimenteremmo le fiamme del nazionalismo allargheremo le divisioni nella nostra unione".

Il nodo da sciogliere

Il principale nodo da sciogliere riguarda il citato Recovery Fund. L'Italia non solo è favorevole alla portata del ''bazooka'' messo sul piatto da Angela Merkel ed Emmanuel Macron, ma anche alla velocità del suo meccanismo.

Inoltre, come scrive l'Agi, Roma aspira ad andare oltre ai 500 miliardi di cui c'è traccia nel documento di Parigi e Berlino (al nostro Paese toccherebbe una cifra che potrebbe arrivare ad un quinto della torta). L'obiettivo, infatti, sarebbe quello di arrivare a mille.

Non sarà tuttavia facile avanzare le proposte, visto che i ''Falchi'' si sono già mossi.

Il timore è che questi possano rallentare l'iter del progetto franco-tedesco, fino a depotenziarlo non solo nella sua consistenza riguardo ai fondi perduti, quanto sui meccanismi per recepirlo. Ed ecco allora che quel "buon punto di partenza" sottolineato ieri potrebbe trasformarsi in un punto di caduta.

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