Economia

La Ue punta all'e-commerce senza frontiere

La Commissione Europea vuole trasformare l'Europa in un supermarket senza confini. E se farsi spedire una lavatrice dalla Svezia all'Italia può certamente essere problematico, accedere a servizi finanziari online sarebbe invece molto più semplice. Se i maggiori siti di e-commerce del mondo, come Amazon, hanno aperto basi logistiche in ogni paese, non tutte le imprese si possono permettere un simile sforzo. Ecco dunque che la Ue è pronta ad avviare un'istruttoria antitrust sul settore dell'e-commerce, ossia l'acquisto di beni e servizi attraverso i siti internet, per verificare che non ci siano limiti al commercio elettronico transfrontaliero. Secondo Bruxelles infatti, gli europei sono utenti entusiasti dei servizi in rete e la metà dei consumatori hanno fatto acquisti online. Di questi però solo il 15% si è rivolto a un venditore con sede in un altro Stato della Ue. Perché? «L'indagine di settore agevolerà la Commissione nella comprensione e nell'abbattimento delle barriere al commercio elettronico, con vantaggi sia per i cittadini sia per le imprese europee» ha detto il commissario alla Concorrenza Margrethe Vestager.

In Europa infatti sono sempre più le merci e i servizi commercializzati via internet, per contro le vendite online transfrontaliere aumentano lentamente, in parte a causa delle barriere linguistiche e delle diverse normative vigenti negli Stati membri. C'è però anche il sospetto che certe imprese adottino misure capaci di limitare il commercio elettronico transfrontaliero. L'indagine si concentrerebbe sull'individuazione di tali pratiche, in linea con l'obiettivo della creazione di un mercato unico digitale. Quello che i consumatori si augurano è di poter scegliere liberamente dove e cosa acquistare, cercando, perché no, anche di risparmiare optando per uno stato europeo piuttosto che un altro L'indagine si concentrerà anche sui potenziali ostacoli eretti dalle imprese nei comparti in cui il commercio elettronico è più diffuso, quali l'elettronica, l'abbigliamento e le calzature o i contenuti digitali. I risultati «contribuiranno a un'applicazione più efficace del diritto della concorrenza nel settore del commercio elettronico».

Parole, queste, che indicano una cosa precisa: i risultati serviranno eventualmente anche all'apertura di casi Antitrust.

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