Non avrà utilizzato le stesse tecniche imparate quando indossava il «képi blanc» di ex ufficiale della Legione Straniera ma la lealtà totale alla squadra, il rigore militare e il decisionismo sono sicuramente serviti a Jean Pierre Mustier in questo anno al timone di Unicredit.
Da quando è arrivato, nel luglio del 2016, ha messo a segno un maxi aumento di capitale da 13 miliardi, ha avviato una drastica cura sui costi, la pulizia delle sofferenze in bilancio, la rottura definitiva con la vecchia logica dei «salotti» e aperto il cantiere sul nuovo governo societario che trasformerà la banca in una vera public company europea. I risultati della missione di Mustier si vedono. L'istituto di piazza Gae Aulenti ha chiuso il primo semestre con un utile quasi raddoppiato (+40%) che sfiora i 2 miliardi (1,9) e un secondo trimestre sopra le attese (945 milioni su stime di 676 milioni). La crescita sarebbe stata ancor più sostanziosa (2,2 miliardi nel semestre e 1,3 miliardi nel trimestre) se sugli utili non avessero inciso gli effetti valutari negativi (-310 milioni) della cessione della controllata polacca Pekao. La seconda trimestrale dell'anno porta con se anche un'ulteriore svalutazione di 135 milioni su Atlante (la quota nel fondo investita nelle banche venete è azzerata). Ma con il terzo trimestre, dalla cessione di Pioneer arriveranno altri 84 punti base. In Piazza Affari il titolo ha subito messo il turbo per poi chiudere la seduta con un balzo del 7,16% a 17,8 euro e una capitalizzazione della banca che adesso sfiora i 40 miliardi (39,1). Le azioni potrebbero entrare nello Stoxx 50 se entro fine agosto il valore di Borsa superasse quello di SocGen (39,3 miliardi).
Il gruppo accelera sui profitti ma abbatte anche il profilo di rischio con il taglio netto sui crediti deteriorati lordi che si sono ridotti a 53 miliardi di euro (-30% sullo stesso periodo del 2016). A luglio è stata inoltre conclusa la cessione del portafoglio di 17,7 miliardi di sofferenze, nell'ambito del progetto «Fino» che prevede la cartolarizzazione degli Npl attraverso dei veicoli partecipati in maggioranza dai fondi Pimco e Fortress. E per il secondo semestre è atteso un aumento delle vendite delle esposizioni deteriorate.
Anche gli azionisti saranno soddisfatti: la banca tornerà inoltre al dividendo cash per l'esercizio 2017 con una proposta di payout del 20%, che resterà tale per tutto l'arco del piano strategico, quindi per il 2018 e il 2019, e conferma tutti i target al 2019. L'ultima volta che UniCredit ha pagato un dividendo interamente cash è stato sull'esercizio 2012, mentre nei tre anni successivi ha usato la formula dello script dividend (che prevede il pagamento in azioni con opzione cash). Sullo scorso esercizio non ha distribuito dividendi.
Ieri l'ad Mustier ha colto l'occasione della presentazione dei conti agli analisti per fare chiarezza sull'8,7% di Mediobanca: «Siamo felici di rimanere azionisti e di lavorare col management e rinnoviamo l'adesione al patto di sindacato», ha detto ieri durante la conferenza telefonica con gli analisti respingendo così le voci di un'uscita dal capitale di Piazzetta Cuccia. «Abbiamo già detto che è una partecipazione puramente finanziaria.
Al momento, siamo ancora al di sotto del punto di pareggio e, quindi, qualsiasi iniziativa dovessimo prendere sulla nostra partecipazione avrebbe un impatto negativo sul capitale, che non vogliamo», ha aggiunto.Oggi il banchiere francese volerà a Londra per il roadshow sulla semestrale. Sempre nella City a dicembre verrà fatto il punto sull'aggiornamento del piano industriale.
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