Economia

Unicredit: "Mps è la miglior opzione"

Orcel: "Sinergie significative". La banca fa 1,1 miliardi di utili e corre in Borsa +2,8%

Unicredit chiude il secondo trimestre con un utile di 1,03 miliardi, più del doppio rispetto ai 420 milioni di un anno fa e meglio dei 736 milioni attesi dagli analisti e punta a rafforzarsi in Italia con Mps: «La migliore opzione sul mercato e l'unica sul tavolo» ha detto l'ad Andrea Orcel.

In realtà si tratta di un salvataggio per cui il Tesoro (azionista di Rocca Salimbeni al 64%) provvederà a una ricca dote pur di passare la palla e rispettare gli impegni di uscire dal capitale del gruppo senese entro fine anno. Lo dicono gli stress test dell'Eba pubblicati ieri sera e che vedono la banca più antica del mondo posizionarsi all'ultimo posto tra gli istituti Ue sottoposti all'esame, distanziata dagli altri gruppi da diversi punti percentuali in meno. In mancanza di nozze e della ricapitalizzazione da 2,5 miliardi preventivata da Siena nel piano industriale «stand alone» (su cui tuttavia Bruxelles deve ancora pronunciarsi), Mps nel peggiore degli scenari ipotizzati dagli stress test dell'Eba, vedrebbe l'indice di patrimonializzazione (Cet1) passare nel 2023 in negativo, allo -0,1%. Bene invece Intesa Sanpaolo, Banco Bpm, Mediobanca e la stessa Unicredit che, in caso di scenario avverso, vedrebbe il Cet1 ridursi al 9,22% (dall'15,5% attuale).

«La potenziale acquisizione di Mps, con un perimetro accuratamente definito e una adeguata mitigazione dei rischi, è una opportunità perché rafforzerà materialmente la nostra posizione competitiva in Italia, specialmente nelle regioni economicamente importanti del Centro Nord e ci permetterà di generare sinergie significative», ha detto Orcel nella conference call con gli analisti seguita alla presentazione dei dati trimestrale e alle indicazioni sul 2021: previsti 17,1 miliardi di ricavi e oltre 3 miliardi di utili.

I tempi sono stretti. La due diligence, al via nei prossimi giorni, per «definire la struttura dettagliata, i termini e il perimetro» e permettere a Unicredit di decidere «se procedere» con l'acquisizione della banca senese, dovrebbe chiudersi per settembre. Gran parte degli ostacoli tuttavia dovrebbe essere superabile posto che, come ha ricordato Orcel sono già stati concordati con Roma «i principali presupposti da soddisfare per una operazione di successo che includono la neutralità del capitale, l'aumento significativo dell'utile per azione, la protezione dai rischi legali, l'esclusione di Npe esistenti e la protezione sui prestiti in bonis». L'avvio dei lavori ha già ricevuto il plauso di Alessandro Mazzucco, presidente della Fondazione Cariverona (all'1,8% del capitale di Unicredit).

I maggiori interrogativi riguardano le modalità dell'operazione e gli eventuali tagli, considerando che si ipotizza un piano da 5-6mila prepensionamenti. Orcel ha ribadito che «evitare gli esuberi non necessari è un'altra variabile dell'operazione». I sindacati però sono all'erta. «Non abbiamo pregiudizi di sorta, così come non faremo sconti a nessuno per evitare che siano penalizzati i dipendenti e i territori» ha detto Lando Maria Sileoni, leader della Fabi. «L'avvio delle trattative tra Unicredit e il Mef su Mps sembra andare in direzione dello smembramento della banca, una soluzione che riteniamo del tutto sbagliata», ha rimarcato Luigi Sbarra, capo della Cisl. Sulla stessa linea Fulvio Furlan, segretario generale della Uilca: «No a soluzioni spezzatino e penalizzanti per l'occupazione».

In Piazza Affari Unicredit ha chiuso la seduta in rialzo del 2,8% a 10,11 euro, mentre Mps a 1,17 euro (+3,3%).

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