Unicredit brinda in Borsa ai conti del semestre che hanno superato le attese degli analisti, sia sul fronte degli utili sia su quello della tenuta patrimoniale, e avvia il cantiere del nuovo piano industriale da varare in autunno con un nuovo assetto manageriale.
L'istituto guidato da Federico Ghizzoni ha chiuso il primo semestre dell'anno con un utile netto di 1,034 miliardi di euro, in calo del 7,3% rispetto alla prima metà del 2014, ma nel solo secondo trimestre l'utile netto è cresciuto del 29,5% a 522 milioni, ben oltre le stime a 453 milioni. I ricavi sono saliti nel semestre dello 0,9% a 11,5 miliardi, viceversa nel secondo trimestre sono risultati in calo dell'1,1% a 5,7 miliardi (5,9 miliardi l'attesa del consensus). Migliora la qualità del portafoglio: a fine giugno l'ammontare dei crediti deteriorati lordi era pari a 81,7 miliardi di euro, di cui sofferenze lorde per 51,3 miliardi (-0,2% in tre mesi); stabile al 61,7% il tasso di copertura.
I conti hanno superato con lode l'esame del mercato: il titolo Unicredit ha chiuso la seduta con un balzo del 6,44% attestandosi a quota 6,36 euro. Ad essere apprezzata è soprattutto la conferma sulla solidità patrimoniale della banca che a settembre finirà, insieme a quella delle altre banche europee, sotto la lente del processo di revisione Srep della Bce: il patrimonio del gruppo è aumentato, se si parla di Common equity tier 1 fully loaded, dal 10,1% al 10,37%, e il dato salirebbe al 10,84% tenendo conto dell'apprezzamento della riserva Afs (le attività finanziarie disponibili per la vendita) sui titoli di Stato e della vendita di una metà del gruppo Pioneer nel risparmio gestito. Dati che scongiurano, secondo gli analisti, l'ipotesi di un aumento di capitale rilanciata nei giorni scorsi dal Financial Times . «Non ho mai detto che avremmo fatto un aumento di capitale, è stato scritto. Con i numeri di oggi c'è la risposta», ha sottolineato Ghizzoni.
Oltre ad approvare i risultati semestrali, il cda di Unicredit ieri ha anche ratificato i primi passi della semplificazione organizzativa. L'uscita del direttore generale Roberto Nicastro (decisa «in relazione a del tutto serene e composte divergenze di opinione», si legge in una nota della banca) è fissata per il primo ottobre con una liquidazione di 5,39 milioni di euro, più bonus e incentivi. Il manager manterrà inoltre le cariche nei supervisory board di Bank Pekao, Bank Austria e Unicredit bank Russia. Anche il chief risk officer, Alessandro Decio, lascerà la sua posizione dopo aver completato il progetto triennale per la razionalizzazione delle strutture di gestione del rischio e il rafforzamento della qualità degli attivi che gli era stato affidato nel 2012. Le deleghe di Nicastro saranno suddivise tra i due attuali vice direttori generali, Paolo Fiorentino e Gianni Franco Papa, e Marina Natale, che assumerà lo stesso incarico, mentre Massimiliano Fossati sarà il chief risk officer.
Il secondo step sarà la revisione del piano strategico che sarà presentata nel corso del secondo semestre e prevederà un ulteriore taglio dei costi.
Le sofferenze lorde in miliardi che si sono ridotte dello 0,2% (tasso di copertura stabile al 61,7%)
La crescita dell'utile netto che nel secondo trimestre è salito a 522 milioni rispetto ai 403 del 2014
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