Unicredit si ritira dall'offerta su Bpm

Orcel: "Troppe incertezze sul Golden Power". Ma potrebbe tornare alla carica

Unicredit si ritira dall'offerta su Bpm
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Raffica di colpi di scena sul risiko bancario italiano. Nella serata di ieri, infatti, il consiglio di amministrazione di Unicredit ha deciso di ritirarsi dall'offerta su Banco Bpm. Una scelta avvenuta nonostante poche ore prima, con una delibera clamorosa, la Consob avesse sospeso per altri 30 giorni il periodo di adesione all'offerta (che oggi avrebbe dovuto andare a scadenza) fino al 21 agosto.

La scelta dell'istituto guidato da Andrea Orcel era già nell'aria nelle scorse ore, ma una nota del gruppo bancario ha ufficializzato la mossa in quanto "la condizione relativa all'autorizzazione Golden Power non è soddisfatta". A questo riguardo, il comunicato sottolinea come il processo di offerta sia stato "influenzato dalla clausola di Golden Power, insistentemente invocata dai vertici di Bpm, che ha impedito a Unicredit di dialogare con gli azionisti nel modo in cui un normale processo di offerta avrebbe consentito". In ambienti di mercato, in ogni caso, ci si chiede se in effetti la clausola Golden Power possa dirsi realmente insoddisfatta, in quanto il decreto del governo ha autorizzato le nozze tra gli istituti per quanto con prescrizioni molto severe. L'istituto di Piazza Gae Aulenti, tuttavia, "pur accogliendo con favore i significativi progressi compiuti con il Tar, la DG Comp dell'Unione europea e il governo italiano" ritiene che "i tempi per una risoluzione definitiva della questione Golden Power vanno ben oltre la scadenza della nostra offerta e anche di quella della sospensione decisa oggi (ieri, ndr) dalla Consob". Lo stesso ad di Unicredit, Andrea Orcel, spiega che "la mia responsabilità principale è di agire nel migliore interesse di Unicredit e dei nostri azionisti. La continua incertezza sull'applicazione delle prescrizioni del Golden Power non giova a nessuno dei due. Abbiamo quindi deciso di ritirare la nostra offerta".

L'effetto immediato è che Bpm verrà ora liberata dalla cosiddetta passivity rule, che limitava il suo raggio d'azione strategico alla ordinaria amministrazione. Mentre quella di Unicredit potrebbe essere una ritirata strategica, in vista di ripresentare l'offerta successivamente con un format differente almeno secondo le indiscrezioni circolate negli ultimi giorni.

Il pomeriggio di ieri era iniziato con la Consob che, con una decisione unica nella storia, sospendeva per altri 30 giorni (fino al 21 agosto) il periodo di adesione. L'autorità guidata da Paolo Savona, si legge nella nota abbinata alla delibera, ha deciso per la sospensione di 30 giorni dell'Ops di Unicredit su Banco Bpm perché, considerate la "sentenza del Tar e la valutazione espressa dalla Commissione Ue", la "situazione di incertezza creatasi non consente ai destinatari, allo stato di pervenire a un fondato giudizio sull'offerta". Una decisione che tuttavia non ha evidentemente portato alcun vantaggio a Unicredit, che infatti si è ritirata, né tantomeno lo avrebbe portato a Bpm che si sarebbe trovata bloccata per un altro mese. In aggiunta c'era il rischio, concreto, che al 21 d'agosto la situazione non fosse ancora chiara agli azionisti.

In ambienti finanziari, qualcuno ha letto la decisione della Consob - che anche stavolta sarebbe stata presa a maggioranza - nell'ambito dei rapporti tesi tra l'istituzione guidata da Savona e il governo, con una delibera che suona quasi come uno sgambetto istituzionale.

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