Unipol non andrà all'assemblea Premafin

Unipol non andrà all'assemblea Premafin

Da un lato un iter di integrazione, ormai avviato, che si concluderà entro l'inizio dell'anno prossimo. Dall'altro lato, i residui di un passato complesso che fanno un po' di ombra al futuro. Al momento le nozze Unipol-Fonsai, anche dal punto di vista finanziario, mostrano al mercato questa immagine. La Borsa, almeno ieri, ha dato però un responso favorevole: la compagnia guidata dall'ad Emanuele Erbetta ha guadagnato il 2%, riavvicinandosi a quota 1 euro dell'aumento (97 cent), mentre quella di Carlo Cimbri ha recuperato il 2,46% chiudendo a 2,05, un po' sopra il prezzo della ricapitalizzazione.
Su quest'ultimo fronte, dopo Ferragosto, ci sarà solo da risolvere la questione dell'inoptato: occorrerà sistemare 658 milioni sugli 800 rimasti in carico al consorzio capeggiato da Mediobanca e Unicredit che ha gestito la maxioperazione da complessivi 2,2 miliardi. La questione organizzativa, invece, è già stata oggetto delle riunioni tra i gruppi dirigenti, con al vertice rispettivamente da Erbetta e Cimbri. Per quest'ultimo «Unipol e Fonsai sono già un unico gruppo». Tant'è vero che Bologna non parteciperà all'assemblea di Premafin (di cui ormai detiene l'80,9%) del 23 agosto, quella richiesta da Alessandro Della Chà, custode giudiziale del 5% in mano ai Trust caraibici che voleva esaminare la proposta Sator-Palladio ed, eventualmente, revocare l'ok all'aumento da 400 milioni riservato a Unipol. Ma, poiché le nozze si sono già consumate, quell'assise non ha più ragion d'essere, e il suo oggetto è diventato «impossibile».
Il passato che ritorna, invece, suscita soprattutto clamore mediatico. Ad esempio, nella relazione semestrale di Fonsai risultano 1,2 milioni di consulenze allo studio legale di Marco Cardia, figlio dell'ex presidente della Consob, Lamberto, che figura come parte correlata della compagnia. Il gruppo Ligresti negli anni scorsi aveva fatto ricorso a Cardia Jr per incarichi nei comitati di controllo di Premafin e Immobiliare Lombarda. Circostanza che aveva suscitato facili ironie. Rappresentazione, per altro, ancora fermamente respinta da Piazza Verdi. La Commissione, guidata attualmente da Giuseppe Vegas, ha ricordato come, sotto la presidenza Cardia, si siano svolte 40 riunioni della Commissione sulle società della famiglia siciliana.
Il passato che ritorna ha anche il volto dell'Antitrust che incalza Unipol a sciogliere quanto prima i legami tra Fonsai e la galassia Mediobanca. In particolare il 3,83% in Piazzetta Cuccia che, per via delle regole dell'accordo di sindacato, potrebbe finire a un azionista del gruppo B come le Generali. Quella stessa Mediobanca che vede il suo ad Nagel indagato dalla Procura di Milano per aver siglato la richiesta di buonuscita dei Ligresti, penalizzati dalla Consob che aveva negato loro sia la clausola di non concorrenza sia il diritto di recesso su Premafin.
Il passato che ritorna è anche nelle richieste dell'Isvap che ha sollecitato Unipol ad adeguare quanto prima le proprie riserve tecniche.

«Un azzardo, una forzatura», ha spiegato Cimbri giovedì in conference call, ricordando che i propri calcoli attuariali sono stati certificati in sede di revisione contabile. Calcoli attuariali che sono anche alla base delle indagini della Procura di Torino su Fonsai: nell'occhio del ciclone le compravendite immobiliari tra Premafin e la compagnia.

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