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Urso: "Piano per produrre più automobili in Italia"

Il ministro: "Punto a un accordo di crescita con Stellantis. C'è troppa disparità con gli altri Paesi"

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Auto, industria, mobilità: il governo è al lavoro su più fronti. Definite, con il ministro Matteo Salvini, le linee del nuovo Codice della strada, ora a entrare nel vivo è il tema dell'industria italiana automotive. E qui, a occuparsene in prima persona, è Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy. Di ieri, infatti, è la conferma di un'accelerazione sul piano nazionale automotive. «Mi auguro - le sue parole - di chiudere prima della pausa estiva l'accordo di transizione, un accordo di crescita con la principale multinazionale dell'auto europea Stellantis».

Sono settimane che il ministro ha messo nel mirino la strategia del gruppo guidato da Carlos Tavares che, in Europa, produce in Italia, Francia, Germania, Spagna, Polonia, Serbia, Turchia ma anche nel Regno Unito. Urso ha concentrato la propria attenzione sul delta in Italia, tra produzione e mercato: 473mila vetture sfornate nel 2022, il 30-35% di un mercato complessivo sempre lontano dai livelli ottimali: quasi 1,4 milioni di unità immatricolate.

Ma il raffronto esposto dal ministro guarda soprattutto agli altri Paesi che ospitano impianti di Stellantis: in Francia, sede del quartier generale del gruppo, la produzione è al 66% del contesto generale, in Germania il dato è al 119% e in Spagna oltre il 200%, «Stati che, quindi, producono per il loro mercato interno, ma anche per altri, per noi».

Le conclusioni di Urso: «L'Italia, dunque, è tra i Paesi europei di tradizione automobilistica che ha il maggiore delta, producendo poco rispetto alle auto che assorbe: io intendo ridurre questo delta». In quale modo non è ancora stato precisato.

«Dobbiamo intenderci - ha aggiunto Urso - noi abbiamo una sola grande Casa automobilistica e questo è il problema, perché la mia politica è molto chiara: produrre più auto in Italia, un accordo di transizione, fermo, significativo, trasparente e comunicato al mercato e ai cittadini italiani su quante vetture si realizzeranno nei prossimi anni a fronte delle necessità che abbiamo, noi più che altrove, di rinnovare il parco veicoli che è il più vecchio d'Europa».

Resta da capire quale atteggiamento assumerà Stellantis una volta che il «Piano Urso» sarà ultimato e presentato. E lo stesso vale per i sindacati. Roberto Benaglia, segretario generale Fim-Cisl: «A tutti gli impianti di Stellantis in Italia sono state assegnate delle piattaforme, ora bisogna fare chiarezza su modelli, quote di mercato e quantità da vendere. Il patto in itinere, oltre che alla produzione e alla transizione, deve guardare anche all'indotto. Il ministro dice che c'è spazio anche per altri costruttori in Italia. Bella ipotesi, ma in questo momento chi investe sulle gigafactory - a parte Stellantis a Termoli - punta su Polonia, Slovacchia, Germania, Francia e Spagna». Perplesso, sulle affermazioni di Urso, è Rocco Palombella, leader Uilm: «Sono tutte ipotesi che giudico non a portata di mano e tardive, non basta la buona volontà.

Questa, invece, è la fase dell'assunzione di proposte con possibilità di successo».

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