Usa e Grecia mettono le ali alle Borse

Usa e Grecia mettono le ali alle Borse

Di sicuro non c'è ancora nulla, ma la scommessa che negli Usa sarà presto raggiunto un accordo per scongiurare il famigerato fiscal cliff e che oggi verrà finalmente sbloccata la tranche di aiuti alla Grecia, ha messo ieri le ali alle Borse. Sorretti da una corrente di acquisti compatta e senza tentennamenti come non si vedeva da tempo, i listini hanno chiuso in rally, inanellando in Europa rialzi superiori al 2%, con punte del 3% a Milano e del 4,2% ad Atene, e dell'1,3% a Wall Street (a un'ora dalla chiusura). In serata però è arrivata la doccia fredda: l'agenzia di rating Moody's ha tolto la «tripla A» alla Francia, degradandola ad AA1 e mantenendo un outlook negativo. Non è la prima volta che accade. Già a gennaio la Francia era stata declassata dall'agenzia di rating Standard&Poor's. «È una sanzione alla gestione del passato», ha commentato il ministro delle Finanze francese, Pierre Moscovici. Ma la motivazione di Moody's sembra riferirsi, oltre alla recessione, pure alle riforme di Hollande, giudicate insufficienti. La nota dell'agenzia cita infatti «la graduale perdita di competitività e le rigidità del mercato del lavoro e dei servizi». Si vedrà, oggi, la reazione delle Borse.
Con Usa e Grecia, comunque, due dei principali fattori di criticità capaci di tenere in ostaggio i mercati sembrano sul punto di essere rimossi. A cominciare dal precipizio fiscale in cui gli Stati Uniti sprofonderebbero senza un patto sul deficit. Nonostante la rielezione di Barack Obama alla Casa Bianca, il voto ha spaccato in due il Congresso. Il rischio di perpetuare la situazione di impasse del recente passato, e di far quindi scattare tagli automatici alla spesa e aumenti delle tasse per un valore di 600 miliardi di dollari, era molto alto. Ma questo pericolo, che trascinerebbe l'America in recessione (l'impatto sul Pil a stelle e strisce è stimato in quattro punti percentuali) e porterebbe alla probabile perdita della tripla A da parte di Moody's e Fitch, sembra essere stato scongiurato dopo l'incontro che Obama ha avuto la scorsa settimana con i leader dei due schieramenti. Un negoziato ribattezzato fast track, per arrivare in fretta a una conclusione. Forse già tra due settimane. Da parte repubblicana ci sarebbe stata un'apertura all'idea di nuove imposizioni fiscali (in particolare, tasse più alte per i più ricchi), mentre sarebbe al centro delle discussioni l'ipotesi di tagliare di 150 miliardi in dieci anni gli sgravi alle imprese. Oltre che sul fronte politico, Obama si sta infatti muovendo anche sul versante della Corporate America con l'intento di sondarne gli umori. Nel weekend, il presidente ha chiamato alcuni big come Warren Buffett, l'ad di Jp Morgan, Jamie Dimon, e il numero uno di Apple, Tim Cook. A Obama sarebbe stata fatta una controproposta: sì alla sforbiciata agli sgravi, in cambio di un abbassamento nel 2013 dell'aliquota del 35% sulle tasse societarie. La paura del fiscal cliff sta d'altra parte inducendo le imprese Usa a ricalibrare le proprie strategie. Obama deve agire subito.
E ancora meno è il tempo a disposizione della Grecia per evitare il default. Secondo la Reuters, l'Eurogruppo di oggi darà un via libera vincolato a 44 miliardi di euro di nuovi aiuti alla Grecia. I soldi verrebbero tuttavia versati il 5 dicembre, a condizione che Atene sia in regola con tutte le condizioni richieste.

Al tempo stesso, sarà avviata una discussione su come ridurre il debito di Atene e sull'ipotesi di concedere al Paese ellenico due anni in più per centrare gli obiettivi di bilancio. Una volta trovata un'intesa su questo punto, entro il termine del 30 novembre, le proposte dell'Eurogruppo dovranno passare al vaglio dei parlamenti nazionali, per poi arrivare alla decisione finale il 3 dicembre.

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