Usa al galoppo, stretta Fed più vicina

Usa al galoppo, stretta Fed più vicina

Anche gli ultimi tasselli del tapering puzzle sembrano confermare che la Federal Reserve darà il via in settembre all'exit strategy. Con quale ritmo verranno ridotti gli stimoli all'economia, oggi pari a 85 miliardi di dollari al mese, è presto per dirlo, ma l'irrobustimento della congiuntura lascerebbe buoni spazi di manovra a Ben Bernanke proprio nell'ultimo scorcio del suo mandato, in scadenza a metà 2014.
È proprio dall'andamento del Pil, l'indicatore più usato (e talvolta abusato) per tastare lo stato di salute di un Paese, che sono arrivate ieri buone notizie sotto forma di una profonda revisione al rialzo della crescita nel secondo trimestre: un +2,5%, dal +1,7% della stima iniziale, che ha preso in contropiede gli analisti che pure avevano scommesso su un progresso pari al 2,1%. L'America riprende insomma a marciare a un ritmo che potrebbe rendere compatibile il ritorno ad assunzioni di massa, decretando la fine del periodo della jobless recovery con un attacco frontale al tasso di disoccupazione (7,4% in luglio), ancora lontano di circa un punto percentuale dagli obiettivi di contenimento fissati dalla banca centrale Usa. Gli stessi sussidi di disoccupazione (il secondo tassello del mosaico), calati di 6mila unità a quota 331mila, mostrerebbero un miglioramento del mercato del lavoro, anche se questo indicatore, a causa della cadenza di rilevazione settimanale, va sempre preso con le pinze. La media mobile delle quattro settimane è infatti salita di 750 punti a quota 331.250 unità.
È dall'aumento inatteso del Pil, quindi, che meglio si comprende in quale direzione si stiano muovendo gli Stati Uniti. Per buona parte, la revisione al rialzo è imputabile a un deficit commerciale minore delle attese che è riuscito a bilanciare i tagli federali alle spese. Centra insomma la debolezza del dollaro, più che un calo delle importazioni. Ma la spia del ritrovato clima di fiducia viene dai consumatori, con le spese private salite dell'1,8%, grazie al balzo degli acquisti di beni durevoli, i primi a essere tagliati dalla lista dello shopping nei periodi di magra. Spendono le famiglie, e i bilanci della Corporate America ne beneficiano: i profitti sono aumentati del 3,9%, il maggior aumento dal quarto trimestre 2011, mentre le spese sono salite del 9,9%, più del 9% inizialmente stimato.
Lo scenario appare dunque favorevole a un primo giro di vite agli aiuti da parte della Fed forse già nella riunione a metà del prossimo mese. Wall Street, tuttavia, ieri si è mossa al rialzo, sfruttando secondo alcuni analisti l'affievolirsi dei timori di un imminente attacco alla Siria. Tesi curiosa, a detta di altri esperti. Convinti che l'apertura delle ostilità nei confronti di Damasco avrebbe indotto la Fed a sospendere l'avvio del tapering per evitare choc all'economia.

Ma gli occhi sono puntati anche sulla Bce di Mario Draghi. Soprattutto dopo l'altolà tedesco a un rialzo dei tassi e alla gelata della Bundesbank sulla «forward guidance», non considerata un impegno a tenere basso il costo del denaro.

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