Sul ponte del Ttip sventola bandiera bianca. Un atto di resa che precede il probabile affondamento, prima ancora del varo, della nave commerciale che avrebbe dovuto unire le due sponde dell'Atlantico. Da Bratislava, dove ieri si è tenuta una riunione informale del Consiglio competitività dell'Unione europea, fanno sapere che la firma all'accordo di libero scambio tra Ue e Usa «non è realistica» e «sempre più impossibile» prima che Barack Obama riconsegni le chiavi della Casa Bianca. È un certificato di pre-morte: l'elezione di Donald Trump, deciso perfino a rottamare il Nafta (l'intesa che da oltre vent'anni lega Stati Uniti a Canada e Messico) e il trattato transpacifico con l'Asia, ma anche quella di Hillary Clinton, impedirebbe la prosecuzione delle trattative sul Transatlantic trade and investment partnership. Visto come fumo negli occhi non solo dalle frange ecologiste europee, dai governi di Parigi e di Berlino, ma anche - e in modo trasversale - negli Stati Uniti. Dove trova l'opposizione dei prog-dem a stelle e strisce, dei conservatori del Tea-Party e di buona parte dei sindacati. Insomma, una fetta di elettorato che è meglio non inimicarsi.
D'altra parte, l'approvazione di un progetto così unificante appare quanto mai paradossale in un momento in cui Vecchio Continente e Usa si scambiano reciproci colpi di maglio. Lo scandalo dieselgate di Volkswagen, i multoni ad Apple e Deutsche Bank e le ultime accuse ad Airbus di respirare con i polmoni finanziari di Stato, sono esempi palmari di una guerra commerciale vera e propria ormai in atto.
Così, mentre i ministri Ue si sono pronunciati ieri a favore di una liaison commerciale col Canada sotto la sigla Ceta, Francia e Austria hanno deciso ieri di mettersi di traverso: le discussioni sul Ttip vanno sospese e il nome cambiato. Presente all'incontro nella capitale slovacca, il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha giudicato «francamente ridicola» la proposta di ribattezzare il Ttip: «Non è che se lo chiamiamo in un altro modo i cittadini si sentono rassicurati, ma se facciamo vedere che tutte le cose che suscitano grandi preoccupazioni non sono in realtà quelle che ci saranno nel Ttip».
Fin dall'avvio dei negoziati, nel 2013, i colloqui non hanno mai avuto vita facile. Troppo riservati, per nulla trasparenti, l'accusa più ricorrente.
I timori maggiori sollevati in Europa hanno riguardato il presunto annacquamento dei maggiori standard di sicurezza continentali, il venir meno dei diritti fondamentali dei lavoratori, l'abbattimento dei dazi e l'invasione dei prodotti geneticamente modificati. In sostanza, un assegno in bianco firmato alle multinazionali.
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