
Il Credito Valtellinese incassa il via libera dei soci all'aumento da 700 milioni (con il 95,77% del capitale presente) e vara la maxi pulizia delle sofferenze che fungerà da ombrello in vista di eventuali nuovi acquazzoni scatenati dalle regole europee sulla gestione dei crediti deteriorati.
«Il nostro piano ci mette al riparo da qualsiasi ulteriore idea possa venire in mente alla signora Nouy dal punto di vista di nuovi piani, nuove idee, nuovi addendum» sui crediti deteriorati, ha spiegato ieri ai soci riuniti a Morbegno il direttore generale Mauro Selvetti. Il riferimento è alle mosse del capo della Vigilanza, Daniele Nouy, e alla piccola tempesta perfetta in Borsa che ha attraversato l'istituto quando ha annunciato la ricapitalizzazione e la riduzione da 4,1 a 1,7 miliardi dei non performing loans in portafoglio. Prima la stretta annunciata dalla Bce con l'«addendum», poi lo stallo sul consorzio di garanzia dell'aumento di Carige che ha tenuto col fiato sospeso il mercato, non hanno certo aiutato la «digestione» dell'operazione messa in piedi dal Creval che è stato travolto dalle vendite.
Alla fine la Nouy è stata costretta a fare marcia indietro dal pressing del Parlamento europeo e del Consiglio Ue e anche in Piazza Affari è tornato il sereno: ieri il titolo ha guadagnato il 3,5%, nell'ultimo mese è balzato del 46,2 per cento. L'assemblea di ieri è stata comunque una sfida: ha partecipato al voto il 31,85% del capitale e dunque il quorum per renderla valida, pari al 20%, è stato superato. Ma decisivo è stato il lavoro fatto da Morrow Sodali, società di proxy advisor che è incaricata dai vertici della banca di raccogliere le deleghe tra i soci che ha portato a votare il 14% circa del capitale. Senza queste sollecitazioni l'assise rischiava seriamamente di saltare. Creando non poche preoccupazioni a Bankitalia che guarda con attenzione all'esito dell'operazione messa in piedi dall'istituto lombardo.
Ieri, intanto, ai soci Selvetti ha sottolineato che si tratta di un'operazione «molto simile», per struttura e in proporzione, a quella effettuata con successo da Unicredit: «Ha fatto un aumento di capitale di 13 miliardi, con svalutazioni per altrettanto e da quel momento la banca ha cominciato a performare meglio». I vertici del Creval hanno quindi deciso di affrontare «il tutto una volta e per sempre». L'aumento di capitale partirà a febbraio ed «è una scelta che non ci ha imposto nessuno», ha assicurato il presidente Miro Fiordi. Aggiungendo che «per ora sono stati sottoscritti contratti di pre-garanzia con Mediobanca e Citi ma il consorzio» per l'aumento «si allargherà certamente nei prossimi giorni, nelle prossime settimane: abbiamo la fila di grandi banche internazionali che vogliono partecipare a questa operazione».
Come cambierà l'azionariato del Creval dopo l'operazione ancora è presto per dirlo.
Si parlare di un possibile interesse del fondo tedesco Mainstream Capital ad analizzare il dossier valtellinese per un potenziale investimento di 15-20 milioni pari a una quota del 2,5 per cento. Di certo, il primo azionista, l'imprenditore francese Denis Dumont ha ufficializzato l'intenzione di sottoscrivere la ricapitalizzazione «quantomeno» per il su pacchetto del 5,12 per cento.