Eleonora BarbieriMatteo Marzotto è presidente e amministratore delegato di Fiera di Vicenza da ormai due anni. Ma lui, che si definisce «curioso», è anche uno che non si accontenta (nemmeno della quantità di impegni).VicenzaOro è in corso proprio in questi giorni. Che progetti avete per il 2016?«Abbiamo avviato un format nuovo. Adesso VicenzaOro è una modalità espositiva diversa, basata sulle categorie. Affineremo questo modello, nella convinzione che possa creare valore per Vicenza come una delle capitali della gioielleria-oreficeria nel mondo».Altre novità?«Ci sarà una start up nel mondo del wellness, nell'ambito della cura del corpo e della qualità della vita. Per scelta, Fiera di Vicenza lavora nel lifestyle e nell'innovazione, in cui l'Italia manifatturiera ha un ruolo importante».Crede che Expo abbia avuto una ricaduta positiva?«Sì, la buona reputazione che ha saputo creare a Milano ha una ricaduta positiva per tutta l'Italia. Amplificata per Vicenza e la Fiera, perché a fine 2014 abbiamo inaugurato il Museo del gioiello, unico nel suo genere».Fiera di Vicenza significa oreficeria, cioè lusso. Un ambito che resiste alla crisi?«Settori immuni non esistono. L'Italia vive un momento complesso in questo senso, a causa dell'embargo alla Russia e della chiusura moralizzatrice del mercato in Cina. Il lusso ha una dinamica verso paesi in sviluppo, perciò rimane un settore competitivo, di cui l'Italia è il player mondiale, però»Però?«Spero che nel 2016 si risolvano dei nodi, in particolare che si superi l'embargo alla Russia. Come imprenditore mi suscita delle perplessità, mi sento un po' a disagio. Mosca è un partner irrinunciabile, sia a livello industriale, sia come cliente per certi prodotti, a partire dal turismo».Si parla sempre di innovazione, come vede in questo senso l'imprenditoria italiana?«Sono presidente del Premio Gaetano Marzotto, un grande onore, e un punto di riferimento per l'innovazione. Lo creò mio nonno, un uomo che guardava avanti nel fare sistema, che ha creato valore per sé e la società. Come Olivetti. Oggi chi me lo ricorda è Brunello Cucinelli».Ma che cos'è l'innovazione?«Dico sempre che non significa invenzione. Puoi innovare processi produttivi di un mestiere antico. Perché puoi fare tutto meglio. Soprattutto in termini di sostenibilità economica, ambientale, di materiali e di risorse. Per poterci permettere questa tipologia di vita dobbiamo essere capaci di fare di più a costi sociale e ambientali minori».Tornerà nella moda?«Sono nel tessile da tutta la vita, lo considero il mio mestiere, lo amo molto, lo seguo molto. Dopo la cessione di Vionnet sono sul mercato, guardo e ascolto. La moda rimane un pezzo del mio cuore e della mia mente, diciamo che servono i presupposti. L'idea c'è. Vedremo l'opportunità».
Pensa già nel 2016?«Onestamente, speriamo di sì. E poi ho un altro progetto con due soci-amici, per una società nell'ambito della nutrizione, intesa però, più che come dieta, come stile di vita. L'ho detto che sono curioso»- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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