La virata di Berlino sulle banche

La Germania ha cambiato idea sull'unione

La virata di Berlino sulle banche

Perché oggi la Germania apre ad un meccanismo unico europeo di assicurazione sui depositi bancari? Contano le difficoltà delle loro banche ed in particolare di Deutsche Bank sulla proposta fatta qualche giorno fa dal ministro delle Finanze, Olaf Scholz? Le dichiarazioni di Scholz hanno colto un po' tutti di sorpresa. Anche gli stessi tedeschi. Era stato Walfgang Schauble, l'ex ministro delle Finanze, il nemico più acerrimo dell'assicurazione europea sui depositi. Schauble aveva dichiarato con estrema fermezza, come non ritenesse giusto che la Germania si accollasse il rischio di dover ripagare i cittadini di altri stati dell'Unione per banche che non rispettavano i parametri di solidità. Tuttavia Schauble e successivamente Scholz non si sono mai soffermati sui problemi delle banche tedesche, non hanno mai parlato né di titoli tossici presenti per miliardi nei portafogli dei loro istituti né del rischio di leva da loro praticato.

Ecco perché oggi meraviglia ancor di più l'apertura di Scholz che, oltretutto non si è limitato alla proposta di adozione dell'assicurazione sui depositi a livello europeo, ma ha fissato anche due vincoli per la sua realizzazione, vincoli che non sono favorevoli alle banche di casa nostra. In particolare si richiederebbe ancora una forte riduzione dei «crediti deteriorati» che nelle casse delle banche italiane rappresentano ancora una voce di rischio.

Numeri alla mano, prima dell'arrivo di Monti i crediti deteriorati erano su valori fisiologici. L'esplosione è arrivata dopo, quando l'eccesso di austerità ha fatto collassare i conti di imprese e famiglie. Quella condizione di sfiducia è sfociata a fine 2015 e negli anni successivi nei fallimenti bancari che hanno messo a dura prova migliaia di risparmiatori che hanno perso masse enormi di denaro tra azioni azzerate ed obbligazioni non rimborsate. Le banche, a fatica, si sono rialzate e, in questi anni, hanno fatto un lavoro di cesello e pulizia. Così un report Abi: le sofferenze nette ad agosto 2019 sono a 32,5 miliardi in calo rispetto al livello massimo del novembre 2015 (88,8 miliardi) di oltre 56 miliardi. Ma per Scholz non basta, anzi, chiede ulteriori accantonamenti per le banche esposte al rischio «titoli di Stato», e le italiane ne tengono oltre 400 miliardi. Insomma sembra proprio che non vogliano farci un favore. Ma se il vero motivo fosse legato allo stato di salute delle banche tedesche? Deutsche Bank su tutte? La perdita di utili dell'istituto di credito, in piena ristrutturazione, preoccupa tanto. Meno 3,2 miliardi a luglio, più di 800 milioni nel terzo trimestre e molti analisti, anche tedeschi, che invitano gli investitori ad abbandonare le posizioni.

Se ora passasse l'ipotesi «ombrello europeo» chi garantirebbe i 100mila in tutti gli stati membri? Insomma, la sensazione, neanche troppo celata è che ora che i problemi li ha la

Germania, tentino di tutelarsi come possono. È fantaeconomia o si tratta davvero di strategia tedesca per indebolire nuovamente le banche italiane e tutelarsi in caso in cui i bubboni interni dovessero andare fuori controllo?

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