Ignazio Visco, dopo aver fatto passare le banche italiane al setaccio dagli ispettori, apre il referendum sul modello di governance che accompagnerà l'avvio della Vigilanza unica. La consultazione terminerà martedì 14 gennaio e le associate possono spedire a Bankitalia «osservazioni, commenti e proposte», anche tramite un indirizzo e-mail dedicato.
Il documento «Disposizioni di vigilanza in materia di organizzazione e governo societario delle banche», ora in fase di «consultazione», fissa i cardini di separazione tra gli organismi di controllo e quelli di gestione. Con l'idea di rottamare quei consigli che assomigliano più a salotti che a cabine di comando: le banche dovranno infatti porre «particolare attenzione» al numero dei loro consiglieri, così come al moltiplicarsi delle caselle di comando: in particolare - scrive la Vigilanza - anche per i gruppi di maggiori dimensioni o complessità operativa avere più di 13 consiglieri (in caso di assetto dualistico) o 17 nel caso di un solo board, «rappresentano casi eccezionali» da valutare e motivare «analiticamente». Tutti gli altri gruppi devono, comunque, «attestarsi su numeri inferiori», e analoghi limiti sono previsti per i variegati comitati deputati ai controlli interni. Il presidente non deve invece sedere nel comitato esecutivo e, laddove fosse necessario che partecipi alle riunioni con funzioni di raccordo informativo, non può votare.
Le 37 pagine del documento si soffermano, poi, sul sistema delle Popolari. Le stesse che Visco aveva spronato a diventare società per azioni, almeno quando si tratta di banche quotate in Borsa e dotate di una certa massa critica. Il diktat era nato come conseguenza del caso Bipiemme, ma aveva messo non poco subbuglio nell'intero sistema. Convincendo la gran parte dei signori del credito cooperativo che fosse venuto il momento di favorire una soluzione «politica» per assicurare, alla Vigilanza, la buona condotta della Popolare Milano. Come è poi avvenuto sabato scorso con l'assemblea che ha sancito l'inizio della «legislatura Giarda» per la presidenza del Cds.
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