Da Visco la carica dei banchieri anti-crisi

Da Visco la carica dei banchieri anti-crisi

di Marcello Zacché

Oggi alle 10 e 30 in punto, in via Nazionale, Ignazio Visco legge le sue prime «Considerazioni Finali», a meno di sette mesi dalla nomina a Governatore della Banca d’Italia. Ma non sarà Visco l’unico «nuovo» nella Sala degli Arazzi di Palazzo Koch: questa del 2012 è l’assemblea del grande ricambio nel top management delle banche italiane. Per Unicredit il presidente Giuseppe Vita ha sostituito Dieter Rampl dopo sei anni e l’intero board è stato rinnovato; Enrico Cucchiani ha preso il posto di Corrado Passera, diventato ministro dopo 10 anni alla guida di Intesa Sanpaolo (e che oggi è assente per la prima volta, nel rispetto della tradizione che esclude la presenza della politica e del governo dal cospetto del Governatore); il ticket Mussari-Vigni ha lasciato al Monte dei Paschi il posto a quello composto da Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, con un cda tutto nuovo; mentre la Banca Popolare di Milano si presenta addirittura con un sistema dualistico e un consiglio di gestione affidato al presidente Andrea Bonomi e l’amministratore delegato Piero Montani (al posto della coppia Ponzellini-Chiesa). Alla Popolare Emilia Romagna è salito Luigi Odorici mentre con la Popolare di Bari è tornato sulla scena Vincenzo De Bustis e alla Popolare Vicenza Divo Gronchi ha lasciato la guida al direttore generale Samuele Sorato.
Per carità: non tutte sono facce nuove, anzi. Ma è comunque un risiko in piena regola, per provare a portare il sistema del credito fuori dalla crisi che ha ridotto i valori di Borsa del settore dell’80-90% rispetto a 4-5 anni fa. Ricambio salutare in assoluto, perché, dicono gli analisti del settore, «si tratta di scelte ragionate e non guidate dalla politica». Inoltre il ricambio, che si completa ricordando anche l’arrivo di Pierfrancesco Saviotti al Banco Popolare, che risale al 2010, «è una positiva specificità italiana, visto che non trova paragoni in sistemi ben più sofferenti del nostro, come quelli spagnoli e francesi».
Ma il risiko non è fine a sé stesso, bensì studiato proprio a Palazzo Koch per quelle situazioni che presentavano cattivi sistemi di governance o problemi di vigilanza (si pensi, in proposito, alle inchieste giudiziarie esplose a Milano intorno alla Bpm, o a Siena per l’acquisizione di Antonveneta, con molti top manager finiti indagati o peggio. Non è certo il caso di Intesa o Unicredit, che hanno rinnovato i vertici per questioni particolari e indipendenti dal loro andamento sui mercati. Ma per molte altre situazioni il sistema bancario è cambiato laddove si erano verificate situazioni gravi e non più sostenibili. In questo senso, oggi, di fronte a Visco, si potranno vedere più concreti che mai gli effetti di una prerogativa, quella della vigilanza, che resta fortemente in mano alla Banca Centrale Nazionale, privata invece della politica monetaria, di competenza della Bce.
Di fronte ai banchieri anti-crisi e al Paese, Visco è atteso per vari ordini di questioni: i requisiti di capitale, l’emissione di nuovi tipi di bond, la remunerazione dei soci e dei manager. Ma due sono i temi più urgenti. Il primo è la crescita. E qui il governatore sarà prima di tutto se stesso: alla sua prima uscita in un’assemblea di Bankitalia, Visco sarà nel contempo pragmatico e istituzionale, com’è nel suo stile, mettendo a profitto l’enorme esperienza maturata con tutti i governatori suoi predecessori, da Guido Carli e Mario Draghi, passando da Paolo Baffi, Carlo Azeglio Ciampi, Antonio Fazio.
Profondo conoscitore dell’economia, Visco è chiamato a chiarire il ruolo delle banche nella trasmissione della liquidità al sistema delle imprese. E in questo non farà sconti ai suoi; dopodiché, il tema su cui è atteso è quello della «fiducia», perché se manca nelle imprese e nel Paese questo elemento, né Visco, né la Bce, né l’intero sistema bancario - date le attuali condizioni del mercato - possono nulla laddove l’unica forza che può agire è la politica economica.
La seconda è più tecnica ma non per questo meno popolare: il rischio dell’uscita della Grecia dall’euro porta in grembo il panico della corsa agli sportelli. In Grecia sono già diminuiti del 30%.

In Italia, dal picco dei depositi a oggi, si è notata un calo irrilevante, stimato nel 2-3%.
Ma il rischio è dietro l’angolo e si può neutralizzare solo con una garanzia europea per i depositi bancari di tutti i cittadini del Vecchio Continente. Ne ha parlato ieri Barroso. Forse ne parlerà oggi anche Visco.

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