«Vivendi non fermerà il progetto di espansione europea di Mediaset, siamo già pronti per il ricorso e siamo certi che verrà riconosciuto il valore dell'operazione». Lo dice la società guidata dall'ad Pier Silvio Berlusconi in una nota dopo che il Tribunale di Madrid ha sospeso la delibera di fusione per incorporazione di Mediaset España in MediaforEurope.
Il confronto tra le aziende si è, dunque, spostato in tribunale con la società del raider bretone Vincent Bolloré, attivissima in quelli di mezza Europa (oltre alla Spagna anche Olanda e Italia) per fermare il progetto Mfe, ossia la creazione di una superholding di respiro europeo a valle della fusione tra il Biscione e la sua controllata spagnola. Ieri il tribunale di Madrid ha accolto la richiesta della società francese che ha il 28,8% di Mediaset, di sospendere, in via cautelare, le delibere dell'assemblea del gruppo iberico sull'operazione di fusione. Soddisfatta Vivendi che rimarca: «Il giudice ha riconosciuto che il piano di fusione era stato imposto in modo abusivo da Mediaset e dal suo azionista di controllo Fininvest a svantaggio di tutti gli azionisti di minoranza». Vivendi si è peraltro già opposta alle risoluzioni per la nascita di Mfe anche in Olanda e Italia, nel tentativo di bloccare l'operazione. E ieri è partito un nuovo attacco da parte di Simon Fiduciaria, la scatola che custodisce il 19,9% del pacchetto (28,8%) che gli stessi francesi detengono nel Biscione: una citazione con cui si chiede al Tribunale di Milano di annullare la delibera dell'assemblea straordinaria del 4 settembre scorso. L'udienza si terrà il 10 gennaio 2020.
Immediato il contrattacco di Mediaset: «La campagna mediatica e giudiziaria scatenata da Vivendi ha l'obiettivo di danneggiare gravemente tutti gli azionisti della società e ancora di più quelli della controllata spagnola che avevano approvato in larga maggioranza il progetto in entrambi i Paesi». Dello stesso parere la controllante Fininvest (44%) che appoggia in pieno l'operazione e vede in Vivendi «un ostacolo che crea un pesante danno al gruppo e al suo intero azionariato, con il solo scopo di trarne diretto vantaggio».
La nascita di una «Super Mediaset» piace peraltro anche agli analisti, visto che prevede un effetto incrementale sul valore pari a circa 800 milioni, un dividendo post-fusione di 100 milioni oltre a un buy-back fino a 280 milioni. Per Mediaset «l'atteggiamento autolesionista di Vivendi è volto a deprimere il valore di Borsa dei titoli per poi provare ad approfittarne. Un comportamento platealmente strumentale solo per i propri interessi come già avvenne nel 2016, quando iniziò la scalata ostile su cui tuttora indaga la procura di Milano».
In Borsa comunque il titolo non ne ha risentito: +2,24%. Per Mediaset i continui ricorsi al tribunale dimostrano «l'influenza notevole che il gruppo francese continua a esercitare in violazione, in quanto primo azionista di Tim con il 23,9%, alle delibere dell'Agcom».
Per questo il Biscione sta preparando un esposto all'Autorità per verificare l'ottemperanza di Vivendi alla delibera dell'aprile 2017 con cui la stessa Agcom aveva rilevato la violazione delle norme sulla concentrazione in materia radio-televisiva.
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