Sette anni ci sono voluti per sciogliere il nodo Volkswagen-Porsche a favore del potente gruppo automobilistico di Wolfsburg. Sette anni che hanno visto luna contro laltra due grandi famiglie del capitalismo tedesco, per di più imparentate tra loro: Piëch e Porsche. Sette anni durante i quali la piccola Porsche ha tentato - inutilmente a causa del muro opposto da Ferdinand Piëch al cugino Wolfgang Porsche - il colpo del secolo, quello di accaparrarsi il gigante Volkswagen, lo stesso che in una settimana produce più auto di quanto faccia la prestigiosa casa di Zuffenhausen in un anno. Ieri, 5 luglio 2012, la saga può dirsi conclusa con la salita di Volkswagen al 100% della Porsche, in virtù dellacquisizione del rimanente 50,1% pagato dai cassieri di Wolfsburg 4,46 miliardi.
Dunque, successo pieno del mai domo Ferdinand Piëch (nella foto), nipote del fondatore Ferry Porsche e presidente del consiglio di sorveglianza del gruppo Volkswagen. Per il supermanager di origini austriache si tratta del secondo colpo in pochi mesi: il completamento dellacquisizione di Porsche segue, infatti, al coronamento di uno dei suoi sogni: inserire nella dorata galassia tedesca anche le moto Ducati, finite nel carniere di Audi.
Volkswagen è riuscita a chiudere su Porsche avendo trovato laccordo con il fisco tedesco, il cui ok era indispensabile. Già dal 2009, infatti, le due società avevano deciso di fondersi, dopo il fallito blitz di Porsche che, proprio per questo tentativo di scalata, aveva accumulato debiti per 10 miliardi. «Bene per la Volkswagen, bene per la Porsche e bene per la Germania come Paese industriale», ha commentato Martin Winterkorn, delfino di Piëch e ad del gruppo di Wolfsburg. «Combinando i business operativi - ha aggiunto - i due marchi diventeranno ancora più forti, sia da un punto di vista finanziario sia strategico». Il prestigioso marchio di Zuffenhausen diventa così ufficialmente lennesimo gioiello della corona di Volkswagen insieme ad Audi, Bugatti, Lamborghini, Bentley, Skoda, Seat e Ducati.
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