Sembra un po' inverosimile che WindJet possa, in qualche maniera, essere salvata. La compagnia siciliana, che dal 12 agosto non vola più, annuncia lo studio di soluzioni e il ministero dello Sviluppo è pronto a prenderne atto. Tuttavia basta un semplice ragionamento per capire che la situazione è disperata: WindJet non ha più nessuno dei 12 aerei con cui operava, sequestrati dai locatori proprietari e da un aeroporto creditore; non ha più clienti, perchè chi è rimasto scottato non è certo propenso a riutilizzare i suoi servizi; non ha più un marchio, perchè in una società di servizi in crisi è repentino il suo crollo di valore; non ha più gli slot e le rotte, che in questo momento sono congelati insieme alla licenza di operatore aeronautico; gli oltre 500 dipendenti sono in cassa integrazione. Se per la compagnia di Antonino Pulvirenti il tentativo è di cercare un acquirente alternativo ad Alitalia o una qualche diversa soluzione, c'è da chiedersi su quali presupposti potrebbe basarsi un salvataggio. Il commissariamento, al quale è favorevole il ministero dello Sviluppo, assicurerebbe almeno una liquidazione controllata.
Da un punto di vista economico, il complesso dei debiti viene stimato in 140 milioni su un fatturato di 242. In questi giorni si è parlato di 300mila biglietti staccati fino a ottobre, ma questo numero appare piuttosto inattendibile; significherebbe che la compagnia ha incassato, a spanne, 30milioni di euro per servizi non ancora erogati, una cifra che avrebbe dovuto rappresentare un notevole ossigeno. Continuano intanto le riprotezioni dei passeggeri rimasti a terra.
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