L'«operazione Chrysler» sta per entrare nella fase decisiva. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, Fiat starebbe valutando l'ipotesi di salire al 100% nella controllata statunitense e poi lanciare l'Ipo a New York.
Al momento non è chiaro se il processo comporterebbe un reverse merger, cioè una fusione tra il Lingotto e Auburn Hills con contestuale quotazione a Wall Street. Né, tanto meno, è chiaro se Fiat intenderebbe restare nel listino milanese. Si tratta, infatti, di una delle tante ipotesi a disposizione di Sergio Marchionne.
Fino al mese scorso l'ad ha sempre sottolineato che l'Ipo era un'opzione da evitare pur attribuendole il 50% di probabilità. Così come in assemblea ha espresso l'auspicio di celebrare la fusione fra un anno nel decennale dal suo ingresso in Via Nizza. Tuttavia nell'incontro con i sindacati sul contratto aveva specificato che una decisione definitiva sarebbe stata nel terzo trimestre. E questo, in fondo, è lo scenario più probabile. Occorre infatti negoziare con Veba, il fondo sanitario dei dipendenti Chrysler amministrato dalla Uaw (il sindacato del comparto auto), l'acquisizione del 41,5% della casa automobilistica.
Marchionne ha più volte ribadito che Fiat è in grado di acquistare la quota di Chrysler non ancora in suo possesso. Ma Uaw si è rivolta al Tribunale del Delaware per ottenere una certificazione giuridica del valore delle proprie azioni. In base al contratto, Fiat ha l'opzione per rilevare un 3,3% ogni 6 mesi al prezzo di circa 100 milioni, mentre il sindacato ne vorrebbe 300. Oggi è in calendario la prima udienza, ma è molto probabile che il magistrato utilizzi almeno 90 giorni per formulare la propria decisione.
Marchionne ha sempre precisato che l'operazione non sarebbe effettuata tramite un aumento di capitale ma con il ricorso al debito in modo da non intaccare la liquidità. Oppure con la dismissione di asset come Magneti Marelli.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.