Dalla Yellen sterzata sui tassi: «Possibile stretta in anticipo»

Ma il rialzo scatterà solo se l'economia sarà più forte del previsto La banca centrale Usa rivede al ribasso la crescita 2014 al 2-2,2%

Nessun effetto speciale, nessun cambio di rotta che rischiava di traumatizzare i mercati. Dopo due giorni di riunioni, la Federal Reserve mantiene saldo l'approccio morbido, limitandosi a dare l'ennesima - e prevista - sforbiciata da 10 miliardi di dollari al programma di acquisto di titoli che scende così da 25 a 15 miliardi al mese. Il quantitative easing imbocca la dirittura finale: se le condizioni economiche non cambieranno, si esaurirà il mese prossimo.

Restano così invariati i tassi tra 0 e 0,25%, e su quel livello sembrano destinati a restarci ancora a lungo. Come sottolineata da un evidenziatore, spicca infatti la frase secondo cui il costo del denaro resterà appiattito «per un periodo di tempo prolungato» che andrà anche oltre il termine del QE soprattutto se «l'inflazione resterà sotto il 2%». Non c'è insomma alcuna modifica della guidance, la formulazione delle prospettive dei tassi, come alla vigilia qualcuno aveva prospettato, seppure la maggioranza del board (14 membri su 17) metta in conto che nel 2015 la politica monetaria avrà un'impronta più restrittiva. Nulla di nuovo, anche se la presidente, Janet Yellen, durante la conferenza stampa ammette che i tassi potrebbero aumentare «prima del previsto e in maniera più forte di quanto previsto oggi se l'economia si dimostrerà più forte di quanto stimato».

Il mantenimento dello status quo sembra giustificato dalle previsioni leggermente peggiorative sulle stato di salute dell'economia, che si sta «espandendo a passo moderato»: ora la banca centrale Usa stima una crescita 2014 tra il 2 e il 2,2% contro l'outlook precedente che la collocava a 2,1-2,3%. Eppure, lo scenario relativo alla disoccupazione sta migliorando: dall'attuale livello del 6,1% i senza lavoro potrebbero calare quest'anno in un range fra il 5,9 e il 6%. Ma Janet Yellen è ancora preoccupata: «C'è troppa gente che cerca un lavoro senza trovarlo».

L'esaurirsi del quantitative easing è, di fatto, l'evento che segnerà il passaggio del testimone tra la Fed e la Bce, con la prima decisa a stringere le maglie della politica monetaria mentre la seconda procede in senso opposto. L'Eurotower darà infatti oggi il via alla prima operazione Tltro, il cui peso in termini di prestiti alle banche potrebbe essere attorno ai 150 miliardi, cui si sommeranno i 160 della seconda tranche prevista per dicembre. Gli istituti italiani dovrebbero nel complesso “catturare“ 45 miliardi, con Unicredit (14-15 miliardi) e Intesa SanPaolo (13) a far la parte del leone. È solo la prima cartuccia non convenzionale da sparare contro la recessione e la deflazione, quest'ultima «un pericolo significativo e crescente» secondo Fitch. Occorrerà però aspettare il mese prossimo prima di vedere all'opera il mini-quantitative easing messo a punto da Mario Draghi, ovvero l'acquisto di Abs. Il quotidiano tedesco Die Zeit ha rivelato che l'Eurotower starebbe accarezzando l'ipotesi di acquistare titoli cartolarizzati di rating inferiore ad A-, e quindi a rischio.

Se questa opzione si concretizzerà, la già surriscaldata temperatura all'interno del board si alzerebbe ai livelli di guardia. A quel punto, non sarebbe da escludere uno scontro vero e proprio tra Draghi e la Bundesbank.

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