Il siluro di Macron all'operazione Fincantieri-Stx sarebbe stato armato anche dai tedeschi della Meyer Werft. Controllato dall'omonima famiglia, il gruppo teutonico controlla anche i cantieri di Papenburg e quelli finlandesi di Turku, rilevati sempre dagli ex proprietari coreani di Stx qualche anno fa, e che di fatto oggi sono i veri concorrenti di Fincantieri nella costruzione di navi da crociera di lusso. La prima traccia viene lasciata a maggio quando il patron Bernard Meyer rilascia un'intervista sottolineando che «nel lungo periodo anche l'industria cinese vorrà accaparrarsi una fetta delle commesse crocieristiche» e per questo «è molto importante difendere questo know how».
Un mese dopo Le Monde rilancia le voci di un progetto alternativo a quello di Fincantieri studiato dalla nuova presidenza Macron per far entrare in Stx Msc Crociere e Royal Caribbean, principali clienti di Saint-Nazaire, che insieme potrebbero avere «circa il 10% del capitale». Dopo poche ore l'armatore italio-svizzero, Gianluigi Aponte, scopre le carte dichiarando di essere pronto a schierare la sua corazzata per evitare che gli italiani «trasferiscano la sua tecnologia all'estero». Il riferimento dell'armatore, sponsorizzato dall'Eliseo (per altro il capo di gabinetto di Macron, Alexis Kohler, è l'ex direttore finanziario proprio di Msc), era alla lettera di intenti firmata di recente da Fincantieri con China State Shipbuilding Corporation, gigante della cantieristica cinese, per creare un polo di costruzioni di navi civili nell'area di Shangai.
«Il governo italiano ha commesso un grave errore autorizzando un'impresa pubblica a creare una società comune in Cina malgrado i nostri avvertimenti», ha tuonato Aponte lo scorso 2 giugno. «Ispirato» dai tedeschi con una tesi subito cavalcata da Parigi per ostacolare la vendita agli italiani. Altro che polo europeo della cantieristica invocato nei giorni scorsi dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti: «Se vogliamo andare verso una difesa europea, avere anche delle aggregazioni industriali è una spinta ulteriore. Già lavoriamo con la Marina francese, ci sono navi importanti come Nave Orizzonte e le Fremm che abbiano costruito assieme. Ovviamente questo polo potrebbe poi raccogliere anche i tedeschi, con cui già facciano i sommergibili», ha detto sabato allargando così i termini di un potenziale accordo al settore militare. Aprendo la porta ai tedeschi l'Italia rischia però di infilarsi in quello che i francesi chiamano «cul de sac» rimanendo con cerino in mano, la famiglia Meyer potrebbe invece entrare nel ricco mercato delle navi da guerra col vantaggio, agli occhi di Parigi, di non avere alcun rapporto coi cinesi. Nel frattempo, la resa dei conti si avvicina. Ieri il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha riunito a Palazzo Chigi il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, quello dello Sviluppo economico Carlo Calenda e anche la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi alla vigilia della visita a Roma del ministro dell'Economia francese Bruno Le Maire fissata per oggi pomeriggio.
Prima di volare a Roma, Le Maire vedrà il presidente della Regione Pays de la Loire e una delegazione di imprese locali che si dicono pronte a entrare nel capitale dei cantieri di Saint-Nazaire.Ieri sera, in un'intervista al Tg5, il premier Gentiloni ha detto che l'Italia valuterà infatti eventuali «nuove proposte», perché «tra Paesi amici bisogna collaborare». Siluri franco-tedeschi permettendo.
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