Ed è polemica

Qui c’è gente che ha dubbi primordiali, e che dopo lustri seguita a trovare vacuo il 70-80 per cento delle dichiarazioni, contro-dichiarazioni, puntualizzazioni, precisazioni, reazioni, smentite categoriche o parziali, prese di distanza, comunicati, lanci e contro-lanci d’agenzia, interviste, anticipazioni di interviste, insomma il 70-80 per cento di quello che noi giornalisti chiamiamo notizie politiche e che di conseguenza inseriamo in un vortice che si autoalimenta sino a spegnersi dov’era nato: nel niente. Non è qualunquismo: il parolame della politica italiana ha raggiunto livelli di irrilevanza mai visti prima, e per scovare una polemica importante o una notizia vera più che passione serve un rabdomante. L’autoreferenzialità della Prima Repubblica forse era anche peggio, ma il parolame non era cotanto mediaticamente sovraeccitato.

Bossi ieri ha detto qualcosa, il Ccd ha risposto qualcos’altro, Fini ha aggiunto, Berlusconi ha tolto, Bertinotti boh: rimarrà qualcosa? Influenzerà qualcuno? C’è qualcuno che pensa che potrà esserci una secessione del Nord, ora, per via di una frase pronunciata da Bossi dopo vent’anni di politica leghista, frase peraltro diversa da un’altra pronunciata qualche giorno prima? C’è qualcuno che pensa seriamente di poter guadagnare dei voti interagendo con la frase di Bossi o di perderne non facendolo? No: è puro nulla, zero, aria. E noi giocoforza a scrivere. E voi sempre meno a leggere. Perfetto.

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