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In edicola il giornale di Al Qaida

In edicola il giornale di Al Qaida

Fausto Biloslavo

«Possa Allah proteggere Bin Laden dai suoi diabolici nemici» ha esordito Ali Osman Zor, il direttore di un nuovo settimanale che inneggia apertamente allo sceicco del terrore. Un giornale legalmente pubblicato e regolarmente venduto in edicola, non nella zona tribale fra Pakistan e Afghanistan dove si annidano i resti di Al Qaida, ma nella moderna Turchia. Ad un passo da casa nostra, in un Paese che aspira ad entrare nell’Unione europea. Non a caso la testata si chiama Kaide, che in turco ricorda da vicino proprio Al Qaida, la rete del terrore fondata da Osama bin Laden. L’inafferrabile sceicco viene definito un «eroe» negli articoli del settimanale, che entrerà nella storia del giornalismo demenziale per aver intitolato «Al Qaida sta liberando il mondo», in occasione degli attentati di Londra. Sulla guerra in Afghanistan ed in Irak la redazione di Kaide ha le idee ancora più chiare e annuncia con il punto esclamativo: «I combattenti della guerra santa continuano a decapitare!».
Molti dei giornalisti dell’incredibile settimanale di Istanbul sono in libertà grazie ad un’amnistia, dato che fanno parte del Fronte islamico dei cavalieri del Grande Oriente. I «cavalieri» sono responsabili di diversi attentati che hanno colpito le statue di Ataturk, il fondatore laico del Paese, gli alberghi in stile occidentale e le sinagoghe. Il Fronte si batte per la formazione di uno «stato islamico puro», l’applicazione della Sharià, la dura legge del Corano e l’abbattimento del regime «corrotto», seppure islamico moderato, al potere in Turchia.
Il capo del gruppo radicale, Salih Mirzabeyoglu, sconta l’ergastolo, in una cella di tre passi per due, grazie alla commutazione della pena capitale che gli era stata inflitta. I suoi «cavalieri» hanno pensato bene di trasformarsi in giornalisti di Allah stringendo un accordo con Yay­Sat, la più grande società di distribuzione di giornali del Paese, che fa capo al Dogam group, editore delle più importanti testate turche.
«Allah ha dichiarato nel Corano che tutti i musulmani sono fratelli. Possiamo includere in questo circolo i nostri fratelli di Al Qaida, quelli di Hamas (gruppo estremista palestinese nda) e tutti gli altri come Zarqawi (il tagliatore di teste con una taglia di 25 milioni di dollari nda), leggendario combattente in Irak» ha candidamente spiegato il direttore del settimanale estremista, in un’intervista al giornale turco, Tempo.
La linea editoriale è «di bruciare i ponti con l’Occidente» e gli attacchi del terrore nel cuore di Londra rappresentano «la vendetta di Allah». Osman Zor non ha alcuna pietà per le vittime degli attentati: «Non considero innocente chi è stato ucciso a Londra, perché questa gente pagava le tasse al governo inglese e hanno eletto Blair (il primo ministro del Regno Unito nda) responsabile del massacro di migliaia di musulmani». Ancora più curiosa la didascalia del settimanale turco utilizzata per le fotografie che illustrano l’articolo «Al Qaida sta liberando il mondo». Si tratta di immagini orribili, dello scempio delle vittime causato dai diversi attentati del terrore islamico, così descritte: «35 morti sono ebrei».
Il direttore senza peli sulla lingua è pure convinto che «sono migliaia i giovani musulmani pronti a farsi saltare in aria in nome di Allah». Nell’allucinante intervista Osman Zor spiega che «prega per tutti coloro che combattono per la dominazione mondiale dell’Islam». Oltre ad Osama di cui è «orgoglioso», cita nelle preghiere il suo capo in galera e addirittura Carlos, soprannominato «lo sciacallo», il sanguinario terrorista di origine sudamericana, degli anni Settanta, avvicinatosi all’Islam.
«Le bombe servono a far riconoscere agli occidentali i loro errori» tuona il direttore riferendosi agli attacchi a Sharm el Sheik e nel cuore dell’Europa. Non a caso i titoli ad effetto sono il suo forte, tipo «I talebani ammazzano 600 Johnnies», il nomignolo usato per i soldati americani in Afghanistan. Gli articoli sono un condensato di geopolitica vista da Al Qaida, per cui il conflitto in Irak è «la terza guerra mondiale». Bin Laden, lo stragista ceceno Shamil Basayev ed il leader guercio dei talebani mullah Omar sono tutti «onorati comandanti della guerra santa contro gli infedeli».

Nello stesso articolo la gazzetta di Al Qaida se la prende anche con il nostro Paese: «Le stesse scene a cui assistiamo ogni giorno in Irak vogliamo vederle negli Usa, in Inghilterra, in Spagna ed in Italia».
Fausto Biloslavo

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