Roma

Edicolanti salassati e scontenti

Non piace la struttura e i costi sono alti: ecco alcune delle ragioni per cui i commercianti protestano contro la delibera comunale

Edicolanti salassati e scontenti

Michela Giachetta

«Facile fare le regole per chi l’edicola la “visita” solo dal di fuori, andando ad acquistare il giornale. Ma per noi, che qui siamo costretti a viverci, subire quelle stesse regole senza poter dire nulla in merito non è altrettanto facile». Passa agli edicolanti la parola sulle strutture ottagonali del centro storico. Costretti ad adeguarsi, per sopravvivere, a quanto imposto dal Comune. Letteralmente imposto, con una delibera entrata in vigore due anni fa. E che fa sentire solo ora i suoi effetti.
«Sono più di vent’anni che faccio questo lavoro, ma questo schifo non l’ho mai visto», si lamenta Marco Piccirilli, gestore dell’edicola in piazza San Silvestro. Una delle poche strutture del centro che ancora non si sono adeguate alla nuova normativa. «Stiamo aspettando che il Comune decida dove dobbiamo posizionarci e secondo quali standard - continua Piccirilli -. Giusto per capire di che morte morire». La butta quasi in tragedia, l’edicolante. Ma è comprensibile considerato che la nuova struttura, secondo quanto raccontano gli stessi commercianti, comporta una riduzione del lavoro del 50 per cento. Non solo. Ma anche spostarsi dal solito posto per molti è un mancato guadagno. Le persone sono abitudinarie. La mattina inizia con il caffè al solito bar e il giornale alla solita edicola. Spostare il chiosco crea quanto meno disagio. «Non è solo una questione di disagio. Sono strutture, infatti, che da un punto di vista tecnico non sono adatte», spiega un’edicolante del Pantheon, che continua: «Su cinque lati aperti è inevitabile che piova dentro e che voli tutto. E non si possono sistemare tende in modo da poterci riparare. Gli spazi sono organizzati male, ma l’alternativa non esiste. O questo o chiudi».
Il fatto che sia una struttura pensata da chi poi non ci deve lavorare è un tasto su cui battono molti commercianti. «I giornali sono rettangolari, non tondi o quadrati, ma forse chi fa le leggi i giornali non li compra e non se ne è accorto», ironizza Roberto Elisei. «Con una struttura ottagonale non è possibile sfruttare tutti gli spazi. Gli angoli ad esempio sono inservibili. Non è possibile dotare i chioschi di portelloni esterni. Anche quei carrelli che uso per appoggiarci merce varia, teoricamente sono illegali. Se poi si aggiunge che è sfruttata solo in altezza...».
C’è poi il problema dell’ingestibilità. Non si può controllare una struttura aperta su otto lati. Con tutto quello che questa apertura comporta. «La scorsa settimana mi hanno rubato alcuni dvd che avevo inavvertitamente appoggiato su un lato del chiosco - racconta un’edicolante dell’Esquilino - Stavo restituendo il resto a una persona e avendo solo due occhi e non otto mi è sfuggito il ladro». Un altro problema sfiorato dalle persone intervistate - perché «noi siamo gestori, non proprietari» - è quello dei costi. Tanti, forse troppi, anche per chi, di fatto, ha potuto permetterseli. Il Comune ha, infatti, imposto le nuove strutture. A spese, però, dei proprietari. Ma alcuni certe spese sono disposte a subirle di buon grado: «Stare in centro costa lo sappiamo - dichiara un commerciante di Sant’Andrea delle Fratte -. Così come costa uniformarsi alle regole, ma se serve per l’arredo urbano si può fare». Infatti le strutture a norma imposte dal Comune hanno un costo base di 60mila euro. A piacimento poi, sempre rispettando le rigide regole comunali su estetica esterna e metratura complessiva, ognuno può dotare il proprio chiosco di bagno, aria condizionata, scaffali, mensole e quant’altro. Ma sulla struttura in sé per sé non esistono alternative. «E uno sportello comunale a cui rivolgersi per lamentarsi esiste?» chiede un edicolante. Di quello siamo sicuri.

Non esiste.

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