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Edison, tregua e nuovo patto tra i soci italiani e francesi

Tre i fronti sui quali si è sviluppata ieri la vicenda Edison: il bilancio, la cui approvazione è stata rinviata; i conti industriali, per i quali ci si aspetta un peggioramento nel 2011 in conseguenza dei contratti sul gas; il rapporto tra soci italiani e francesi, che ha ricevuto un primo chiarimento. Cominciamo da quest’ultimo punto. Durante il week end i rappresentanti dei due schieramenti hanno sottoscritto un nuovo accordo transitorio che dà più spazio temporale alle soluzioni industriali che si sono profilate per Edison, con la spartizione degli asset tra Edf e A2A. Accordo anche per una governance transitoria. Tecnicamente è stata annullata la scadenza del precedente patto parasociale (che cadeva alle 24 di domani, mercoledì), cosicchè non sarà necessaria una disdetta, che avrebbe potuto sembrare una prova di forza contro le richieste sospensive del ministro Tremonti. Una soluzione «morbida», dunque. Prima del cda di Edison, ieri Edf da Parigi ha fatto giungere un’autorizzazione al proprio management «a non rinnovare il patto» parasociale in scadenza. Se Edf e Delmi (che raggruppa i soci italiani) dovessero raggiungere un accordo prima del 16 marzo sul patto societario che li lega in Edison, l’accordo - spiegava una nota Edf - «potrebbe essere esteso per un periodo di alcuni mesi al fine di continuare le negoziazioni, iniziate tra le parti, con l’obiettivo di rafforzare la posizione industriale di Edison». L’accordo, appunto, c’era già e sarà formalizzato oggi. I mesi di «estensione» sarebbero sei. Oggi Delmi riunisce il proprio cda per ratificare questa linea.
L’approvazione del bilancio di Edison ieri è stata rinviata a lunedì prossimo, il 21 marzo, mentre il 16, domani, il cda provvederà alla convocazione dell’assemblea. Sul bilancio aleggia ancora un’incognita: le svalutazioni. Nella perizia di Maurizio Dallocchio sarebbero state quantificate in 210 milioni (su asset per 3,2 miliardi), cifra ritenuta insufficiente (Edf ha accantonato 700 milioni per perdite potenziali sulla propria quota). Gli amministratori indipendenti hanno chiesto su questo un parere a Goldman Sachs. Da una parte i francesi premono per svalutare il più possibile, gli italiani di A2A frenano; possibile che un compromesso ragionevole possa essere trovato intorno ai 400-500 milioni.
Infine, i conti.

Le trattative per la rinegoziazione del gas non hanno dato gli esiti sperati, e sono stati avviati tre arbitrati a Stoccolma. I tempi dei benefici si spostano di un anno, e per il 2011 viene annunciata un calo dell’Ebitda di 200 milioni, che lo porterebbe a 900 milioni dai 1.100 finora previsti.

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