Q ualche giorno fa su queste pagine - è vero che stava parlando del Premio Strega, che sempre aizza gli animi più del dovuto - Raul Montanari ha lasciato cadere impietosi giudizi sulla figura delleditor. «La competenza specifica nelle case editrici - ha detto - si è abbassata dopo lingresso di uomini di marketing. La verità è che ci sono editor che fanno accapponare la pelle e spesso sono i giovani rampanti di cui molto si parla». Montanari ha detto proprio «accapponare la pelle», e ha aggiunto: «Si tratta di ignoranti che investono sulla narrativa di genere o sul campione straniero come nel calciomercato». In fin dei conti, ne possiamo dedurre, è colpa loro se oggi è ancora più vera losservazione di un editore tedesco riportata da Montanari: «Una volta si faceva un libro buono e si sperava che vendesse. Ora si pubblica un libro che vende e si spera che sia un libro buono».
Non è la prima volta che la figura delleditor un po mercante cialtrone e un po intellettuale pavido viene messa in stato d'accusa (basterebbe ricordare Lettere a nessuno di Antonio Moresco). Ma i diretti interessati che ne pensano? «Non capisco bene - ci dice Matteo Codignola di Adelphi - se Montanari protesti perché gli editor fanno troppo o perché fanno troppo poco. Il bello è che avrebbe ragione in entrambi i casi. In realtà gli editor più che altro suppliscono a unassenza ingiustificata, quella delleditore, e si arrangiano come possono. Temo però che questa situazione non sia una contingenza, ma un segnale fra i tanti della direzione in cui sta andando leditoria. Che può certamente non piacere, ma che non vedo come possa essere corretta, o da chi. Quanto al ruolo degli editor, proprio perché appartengo alla categoria concordo con quella carogna di Nabokov. Cosa pensa degli editor, gli chiesero una volta. Editor? fu la risposta, Intende i correttori di bozze?. Più che un anatema, mi sembra la promessa di un futuro migliore».
Anche Antonio Franchini, Mondadori, la mette un po sullironia: «Mah, ognuno di noi parla di ciò che ha vissuto, delle persone che ha incontrato, pure Montanari. La formula che oggi si fa un libro che vende sperando che sia buono è efficace dal punto di vista retorico, ma non è detto che sia anche vera. Questa sensibilità critica nei confronti degli editor appartiene agli ultimi anni: prima i giornali non facevano così tante inchieste sul mondo della mediazione editoriale. Evidentemente oggi si percepisce leditoria come più invasiva rispetto al passato. Oltre che da un marketing più sofisticato, questo dipende dal fatto che il ruolo della critica è meno determinante: pure chi dovrebbe parlare di libri dal punto di vista critico talvolta ne parla come prodotto, gli scrittori intanto sono molti di più ed è difficile tenersi informati. Il mercato è diventato più radicale e cè più distacco tra gli autori che vendono tanto e quelli che vendono poco. Negli anni Sessanta, in media, il bestsellerista vendeva 100mila copie, lo scrittore che vendeva poco 10mila. Adesso si è allargata la forbice tra lautore da 300mila e quello da 5mila. La tensione nervosa contro gli editor è comprensibile».
Più tranquilla la situazione presso le piccole case editrici: «Parto dal voler fare un libro buono - ci dice Loretta Santini della romana Elliot - e poi spero che venda, anche se so già che ci sono libri buoni che non venderanno. È una libertà che ci permettiamo a caro prezzo. Chiaro che in una grande casa editrice difficilmente ci si metterà a coltivare un autore da 3000 copie, sempre che qualcuno dia carta bianca al progetto. Alcuni autori iniziano con noi, passano ai grandi e poi, per questa ragione, ritornano. Senza fare lidealista, leditor ha più possibilità di azione in una realtà piccola: e comunque, se le cose vanno male, la colpa è sua. A chi altro vogliamo darla? Le critiche da parte degli autori alla figura delleditor sono critiche ombelicali. È vero, però, che la colpa di parecchi editor è quella di accontentarsi di libri assemblati in traduttese, anziché cercare una storia e uno stile che sorprendano».
«Gli editor - ci dice Vincenzo Ostuni di Ponte alle Grazie - sono inseriti in un contesto che tende al profitto molto più di quanto facesse in passato e si adattano alle richieste: io non mi sento la coda di paglia, anche se il sistema di oggi non potrebbe tirare fuori un altro caso editoriale come Horcynus Orca di Stefano DArrigo. Difficile che gli editori, e quindi gli editor, puntino su un libro appena più impervio della semplicità. Paolo Giordano e Margaret Mazzantini si leggono facilmente, si vendono, quindi vengono promossi. Le critiche da parte degli autori? Accadono perché leditor è percepito come il Gordon Lish della situazione, unistanza normalizzante rispetto alle eccentricità stilistiche dellautore.
Editor ignoranti? Mai quanto gli editori
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