
Il dibattito sull'intelligenza artificiale si confronta sempre più con la sua natura non astratta, un pensiero che, come quello umano, è plasmato da territorio, storia, esperienze individuali e lingua. Se le macchine odierne, attraverso il machine learning, si evolvono su matrici prevalentemente anglosassoni e globali, come dimostrato da sistemi quali ChatGPT, Bard o i progetti Apple, emerge un interrogativo cruciale: esiste una "via italiana" della macchina intelligente?
Per approfondire questo tema e analizzare come la cultura, l'innovazione e il contesto nazionale possano ridefinire lo sviluppo e l'applicazione degli algoritmi, abbiamo il piacere di ospitare figure di rilievo nel panorama digitale italiano. Amato Della Vecchia, Responsabile Digital Innovation e Customer Experience di Poste Italiane, Dario Pagani, Responsabile Digital & Information Technology di Eni e CEO di Eniquantic, e Pier Paolo Tamma, Chief Digital Officer di Pirelli, ne hanno discusso durante un iincontro moderato da Osvaldo De Paolini durante l'evento "La nuova rivoluzione industriale".
Tamma ha spiegato l'applicazione dell'AI in Pirelli, sottolineando che "I chimici usano l’ai per proporre una mescola di partenza e poi loro simulano i cambiamenti. Abbiamo sensorizzato i pneumatici: un sensore in grado di rilevare una serie di forze fisiche e meccaniche per trasformarle in dati elaborati da algoritmi sviluppati da Pirelli, che danno informazioni alla vettura". Della Vecchia, invece, si è ricollegato al discorso fatto in precedenza dall'Ad di Telepass, spiegando che "abbiamo il dovere di essere ottimisti, perché la responsabilità che abbiamo oggi è quella di creare modelli di business sostenibili nel lungo periodo. Vogliamo garantire il lavoro a 120mila persone anche tra 10/15 anni. Abbiamo riconosciuto all’AI una potenza che crediamo aumenterà e la prima cosa che ci siamo chiesti è come affrontare questa opportunità. Ci siamo dati delle regole e siamo partiti dal codice etico., delle regole di base che vogliamo seguire per capire come e dove applica l’AI. Se farà del bene o del male dipende da come la applichiamo. Ci siamo confrontati spesso con Padre Benanti, fissando i principi, che sono quelli della nostra storia. Integrità, trasparenza e inclusività. Il nostro principio si basa sulla valorizzazione di persone e risorse. Vogliamo approcciare l’AI con metodo umanocentrico per offrire strumenti alle persone per fare meglio il loro lavoro".
Con Pagani di Eni si è affrontata la capcità teconologica con una nuova installazione: "HPC6, è la sesta generazione di High computing. in Eni abbiamo investito molto in temi tecnologici. Abbiamo installato una macchina di supercalcolo qui in Italia, nella Lomellina: può fare 600milioni di miliardi di operazioni complesse al secondo. La usiamo per eccellere nei nostri business e ci sono tre elementi distintivi: hardware, software e competenze.
È attraente pensare a questi 600petaflop ma se nelle aziende non si sviluppata la competenza per sfruttare i software non serve a nulla. È un investimento che possono fare tutti ma non tutti lo fanno, noi lo facciamo per avere l’autonomia per usare l’infrastruttura".